Mentre stringeva al petto il piatto d’argento del secondo classificato al torneo di Wimbledon, Matteo Berrettini ha detto una cosa fondamentale: “Ne giocherò altre di finali così…”. La riprova, ma non c’è n’era bisogno, che il cervello di questo ragazzo di 25 anni è il suo colpo migliore, più del servizio da 230km/h, più dei dritti vincenti.
In questi giorni si è letto e scritto di tutto ma il campo centrale di Wimbledon non è posto per le sorprese. È il luogo della logica e della tecnica. Berrettini aveva poche chance di battere Djokovic, lo abbiamo sperato e sognato per un set e mezzo, poi tutto è andato come e dove doveva andare. Il serbo è ancora troppo per Matteo, oggi, però, non domani.
Matteo Berrettini, finale che entra comunque nella storia del tennis italiano
Il romano infatti tra un anno si presenterà a Londra partendo alla pari, con un anno in più di esperienza e speriamo altri grandi tornei giocati. Sull’erba poi ha pochi rivali. Il suo gioco, persino il suo back di rovescio se su altre superfici è pura difesa, sul manto verde diventa decisivo, pericoloso, vincente. Il percorso quindi è segnato. Berrettini non solo ha scritto una pagina di storia del tennis italiano ma soprattutto ha capito che continuando a lavorare come fatto finora in un paio d’anni invece del piatto di argento potrà stringere al petto la coppa dorata del vincitore.
Wimbledon 2021 non è stata una sorpresa, e chi non se lo aspettava era semplicemente vittima della campagna mediatica che da un anno ci martella con le imprese di Sinner, scopertosi ancora troppo acerbo. Invece il campione era un altro, uno solo. Matteo Berrettini.