Ora che Thiago Motta è stato ufficialmente presentato come nuovo allenatore del Bologna è giusto fare alcune considerazioni sul caso-Mihajlovic. Un caso che, purtroppo ha avuto poco di sportivo e molto di personale.
C’è chi, soprattutto sulla stampa nazionale, si schiera contro la decisione della società rossoblu.
La vicenda è nota: il serbo, da tempo malato di cancro con cui sta combattendo da oltre un anno con la consueta forza e dignità (lui ne ha da vendere) viene esonerato. Ma c’è chi, soprattutto sulla stampa nazionale, si schiera contro la decisione della società rossoblu. Cosa che, sia chiaro, ci può stare. Tutto è contestabile le formazioni degli allenatori, figurarsi le scelte della dirigenza. La cosa odiosa è che però alcuni hanno scritto in maniera nemmeno troppo nascosta e signorile che «non si licenzia un malato».
Non c’è nulla di più sbagliato che trattare un malato come un diverso
E qui è il nocciolo della questione: non c’è nulla di più sbagliato che trattare un malato come un diverso; non c’è nulla di peggio che la compassione verso una persona che si trova davanti ad una delle sfide più dure della sua vita; non c’è nulla di più scorretto che utilizzare lo sport per discutere una scelta sportiva. Che il Bologna infatti non andasse bene era evidente a tutti. E se si parla con chi segue la squadra da anni emerge chiaro il fatto che il gruppo avesse bisogno di un leader diverso e che Sinisa non avesse più in mano lo spogliatoio. La scelta della società quindi non ha nulla a che fare con la salute del suo ex allenatore ed è giusto così, perché sono questi i criteri su cui da sempre gli allenatori vengono scelti e cacciati.
Soprattutto siamo certi che il primo a non volere alcun tipo di trattamento speciale sia proprio lo stesso Sinisa
Soprattutto siamo certi che il primo a non volere alcun tipo di trattamento speciale sia proprio lo stesso Sinisa; uomo e sportivo di altri tempi; uomo di carattere e valori di altri tempi. Buono, generoso, onesto (chiedere ad esempio ai magazzinieri ed al personale che lavorava ad Appiano quando era vice di Mancini. Sentirete racconti epici sulla generosità e lo stile di questo giovanotto dal piede sinistro magico). Uno che ha sempre trattato la gente tutta alla stessa maniera, senza distinzioni di classe sociale, senza favoritismi, senza compassione.
Già la scelta di pubblicare la notizia della sua malattia fatta da Corriere dello Sport fu tema di discussione, con il suo direttore, Ivan Zazzaroni, che da amico di Sinisa ammise l’errore e chiede scusa; ora questo campione si è dovuto sorbire anche una seconda mano di fango, vestita da compassione. Mihajlovic è stato un grande giocatore ed un ottimo allenatore, che, però come tutti, ha vissuto un momento di difficoltà sportiva e, per questo come decine di suoi illustrissimi colleghi, ha pagato.
L’unica cosa che si meritava era l’augurio di un pronto e rapido ritorno in panchina, e, siamo certi, non dovrà aspettare molto.