Ieri nelle principali redazioni italiane ed alle principali agenzie di stampa è stato inviato un comunicato stampa che val la pena di analizzare, in ogni singola parola perché dice molto, moltissimo.
La costituzione del nuovo cda e lo statuto della Fondazione Milano-Cortina 2026
Stiamo parlando della costituzione del nuovo cda e dell’approvazione del nuovo statuto della Fondazione Milano-Cortina 2026. E già nel titolo redatto dall’ufficio stampa c’è un verbo che è tutto un programma: testuale infatti il documento dice: “La Fondazione Milano Cortina 2026 ACCELERA…». Ecco, accelera; e questo, per una questione fisica significa che fino a questo momento si è andati piano e che soprattutto adesso c’è bisogno di correre. Ma andiamo avanti.
Si prosegue con l’elenco dei presenti: Governo, Coni, Regioni, Comuni, una pletora di enti e persone dalle diverse connotazioni politiche che di fatto ha rappresentato fino ad oggi il vero freno a qualsiasi tipo di progresso o passo in avanti di tutto il programma.
La governance più snella di Varnier
“La discussione si è svolta nel segno di una rinnovata sintonia su obiettivi comuni…”. Ecco, non fatevi ingannare. Sintonia? Lasciamo perdere. Fino a ieri le liti interne che hanno avuto al centro soprattutto la gestione e la fine di quello che è stato fino a ieri l’amministratore delegato: Vincenzo Novari non si contavano. C’era chi lo appoggiava e chi lo osteggiava; con i secondi a vincere la loro guerra interna nella quale si è però perso tempo, tanto tempo, per stabilire chi dovesse alla fine farlo fuori. Fino al Governo Draghi e poi Meloni che hanno rimesso l’esecutivo del paese al centro delle decisioni. Così comincia il regno di Andrea Varnier con la sua nuova governance, più snella della precedente dato che si passa da 26 (26???) elementi a soli 14.
Dal punto di vista del lavoro da fare è giunta l’ora delle decisioni importanti
In cima alla lista ovviamente Giovanni Malagò, il presidente Coni, poi appunto Varnier poi l’immancabile e imprescindibile Carlo Mornati, numero 2 del Coni che sul campo, ormai da decenni, si è guadagnato e meritato posti di sempre maggior peso. Si prosegue poi con la «Divina», Federica Pellegrini (altra figura molto vicina a Malagò) che non si capisce cosa possa dare ad un’olimpiade invernale in più rispetto a decine di altri ex atleti che con la loro storia hanno lasciato un segno nell’olimpo degli sport invernali (sciatori, fondisti, pattinatori….).
Questo il documento, questi i buoni propositi. Ma la realtà è che dal punto di vista del lavoro da fare è giunta l’ora delle decisioni importanti e non più rinviabili. La più attuale e forse la più scottante in assoluto è quella legata alla sorte della pista di Bob di Cortina. Per il suo rifacimento infatti si era partiti con una spesa prevista di 15 mln che poi, per mille motivi, sono leggermente cresciuti fino ad arrivare a più di 80. Una cifra iperbolica per quella che rischia davvero di restare una “Cattedrale nel deserto”, una struttura cioè che rischia di spegnersi dopo e come la fiamma olimpica. Anche perché gli atleti della nazionale sono pochi (il numero pare una sorta di Segreto di Stato: c’è chi dice 8 e chi invece si spinge, i più ottimisti, a quota 20).
Il Governatore del veneto Zaia ha dato il via libera ai lavori, costi quel che costi
Si tratterebbe quindi di una sorta di pista privata, la cui spesa dal punto di vista dell’utilizzo futuro non pare giustificabile. Ma è altrettanto evidente che l’ipotesi di appoggiarsi alla vicina ma austriaca pista di Innsbruck non è praticabile proprio dal punto di vista dell’immagine dell’Italia. Così in questi ultimi giorni il Governatore del veneto Zaia ha dato il via libera ai lavori, costi quel che costi; anche perché, dicono in Veneto per giustificare l’investimento, l’indotto olimpico sulla regione sarà superiore al miliardo. Quindi spesa esagerata, si, ma coperta dai guadagni. Rinnovata sintonia, accelerare. Le Olimpiadi sono sempre più vicine, il lavoro da fare è tanto e le insidie non mancano.