Sull’orlo di una crisi di nervi. Le vacanze romane sono già finite per Josè Mourinho e adesso infuria la buriana delle polemiche. Con la tifoseria che da innamorata follemente com’era qualche settimana fa inizia a interrogarsi sul lavoro del coach ex Inter e Tottenham. Tanto che sui social imperversa l’hastag #Bollitinho.
I numeri della Roma di Mourinho
Nella Capitale si aspettavano, infatti, tutt’altro impatto da parte dello Special One che ha già perso 5 gare su 12 in campionato oltre a rimediare una sonora umiliazione in Conference League per mano del modesto Bodo Glimt. Un rendimento quasi da esonero se non fossimo al cospetto del santone portoghese, che è pronto a giocarsi i propri jolly. A partire dalla campagna acquisti di gennaio. Mou – fanno sapere i suoi collaboratori – si aspettava tutt’altra campagna acquisti da parte della società giallorossa, che non avrebbe mantenuto tutte le promesse fatte al momento di convolare a nozze.
I problemi e le richieste dell’allenatore
Ben cinque gli acquisti richiesti da Josè nella sessione invernale: un terzino destro, un centrale mancino, due centrocampisti centrali e una punta. Una vera e propria rivoluzione se si considerano pure gli epurati da parte dell’allenatore: bagagli già pronti per Villar, Diawara, Kumbulla, Reynolds, Borja Mayoral e Mkhitaryan. Quest’ultimo l’unico a giocare titolare finora, anche se il feeling con lo Special è tutt’altro che idilliaco fin dai tempi Manchester United quando Mou lo spedì all’Arsenal. Col senno del poi è stato un errore il rinnovo biennale deciso dalla società dopo l’ottima scorsa stagione. Tanto che Miky appare già in partenza nella prossima finestra invernale (il suo agente Mino Raiola ne ha parlato con il Monaco…). Insomma, il clima è tutt’altro che sereno dalle parti di Trigoria.
Un tutti contro tutti (visto che Mourinho ha attaccato pubblicamente giocatori, arbitri e dirigenti) che non aiuta a ricostruire un grande club. Serve però anche un contribuito maggiore da parte della famiglia Friedkin per fare il salto di qualità. D’altronde il vate di Setubal ha ereditato una rometta da Fonseca. Una squadra arrivata appena appena settima per il rotto della cuffia nella scorsa tribolata stagione e che ha perso per strada due titolarissimi di quella squadra come Spinazzola (infortunio grave) e Dzeko (svenduto all’Inter…), sostituti con due ragazzi promettenti ma più costosi che forti almeno ad oggi come Vina e Abraham. E qui si torna al punto di partenza: secondo Mou questa Roma non è più forte di quella dello scorso anno. E i risultati dicono che il portoghese ha perfettamente ragione.
Ma chi glielo dice ora ai Friedkin che hanno speso 100 milioni in estate per arrivare ancora settimi? Tiago Pinto non conosce il calcio italiano e al Benfica svolgeva incarichi manageriali da direttore generale. Dell’area tecnica (e della scelta dei giocatori…) si occupava Manuel Rui Costa. Gli algoritmi e i cacciatori di teste l’hanno portato nella Capitale come l’uomo forte a cui affidare la rinascita giallorossa, ma probabilmente sarebbe servito più un talent scout come il Walter Sabatini della prima Roma di Pallotta per colmare velocemente il gap con le prime. Ecco perché adesso Mourinho pretende almeno 3 colpi e maggior voce in capitolo nelle scelte. Altrimenti – a dispetto di un contratto triennale – a fine stagione potrebbe già arrivare una prematura separazione tra le parti. Mourinho, Roma addio?