Il nuovo San Siro a due passi da quello vecchio, abbattuto, con intorno un distretto per dare a Milan e Inter l’opportunità di aumentare i ricavi e competere con il resto d’Europa, rischia di essere solo l’ultimo capitolo di un romanzo di progetti abortiti prima di nascere. A Milano e non solo. Non è un caso che l’Italia sia fanalino di coda nella classifica degli investimenti su impianti calcistici in Europa, dato fotografato in maniera impietosa dall’ultimo report Figc.
Il report Figc sugli stadi nuovi
Dal 2007 al 2022 solo Juventus, Udinese e Frosinone hanno inaugurato nuovi stadi; 5 sui 187 costruiti complessivamente nel Vecchio Continente; e solo una briciola intercettata dei 21,7 miliardi di euro investiti sul mattone. Un disastro. La candidatura della Federcalcio all’Europeo 2032, che dovrebbe essere blindata dal punto di vista politico visto che il competitor più pericoloso è la Turchia di Erdogan, parte in realtà in salita proprio per questo gap ormai incolmabile.
Eppure, sia i campioni del mondo nella specialità del rendering. La Cattedrale di Poupulous che doveva prendere il posto di San Siro è morta in culla prima di diventare progetto esecutivo e, se anche alla fine si tornasse al vecchio dossier unificato per Milan e Inter, difficilmente quello sarebbe il profilo dello stadio. Ma prima ancora c’è stato il progetto di Barbara Berlusconi (anno 2013) sull’area del Portello a pochi passi da Casa Milan mentre Erik Thohir puntava a un San Siro ristrutturato e tenuto in esclusiva. L’idea di BB è rimasta sulla carta: 48mila posti senza futuro causa costi di un’eventuale e obbligatoria bonifica e problemi insormontabili di logistica. I milanesi più anziani ricordano anche precedenti tentativi di cui si perde traccia negli archivi dei dibattiti sul futuro del calcio sotto la Madonnina.
Roma, Firenze e Genova
A Roma la vicenda del Colosseo giallorosso, o nuovo stadio della Roma in zona Tor di Valle, ha tenuto banco per oltre un lustro e si è chiusa con la fuga di Pallotta, tornato a Boston con la convinzione che in Italia sia impossibile superare i veti della politica e sciogliere i lacci burocratici. Ora i Friedkin ci riprovano a Pietralata, il sindaco Gualtieri giura di essere pronto a fare la sua parte e ha espresso il sogno di vedere il primo pallone rotolare lì nel 2027. Si vedrà. Intanto il vecchio Flaminio cade a pezzi, eppure negli ultimi vent’anni render e progetti si sono sprecati anche sullo storico impianto che si trova proprio al fianco dell’Olimpico.
A Genova ricordano ancora i proclami di Massimo Ferrero. Anno 2014 quando alla Sampdoria si divertivano ancora per le sue battute: “Sarà lo stadio più bello d’Europa, proprio perché costruito sul mare. Come inno useremo ‘Una rotonda sul mare’ di Fred Bongusto” aveva detto. Chiudendo così: “Faccio un appello, vorrei coinvolgere anche Renzo Piano”. Come non detto.
Rocco Commisso è ancora arrabbiato per come è stato trattato dal Comune di Firenze. Voleva spendere 300 milioni di euro per rifare il vecchio Franchi. Impossibile, vincolato per la presenza delle scale elicoidali alle spalle della curva. Voleva andare in un’area diversa. Niente. Alla fine il Franchi lo sistema Nardella coi soldi del Pnrr e al patron della Fiorentina non è rimasto che concentrarsi sul nuovo centro sportivo di Bagni a Ripoli e provare a trattare le migliori condizioni su quello che sarà del Franchi. Dove, però, per ora nulla si muove.
Non è un paese per stadi (nuovi)
Scendendo a sud, a Catania era stato fatto un progetto (con tanto di rendering) dal nome Dome Arena: 30mila posti e conferenza stampa di presentazione. Gli etnei erano in Serie A con vista sull’Europa ma tutto naufragò nella crisi della società che nel 2022 è fallita e solo in queste settimane è rientrata nel calcio dei professionisti. Altro giro, altro regalo: Empoli, il nuovo Castellani. Annunciato, sognato, mai realizzato con enorme delusione della famiglia Corsi che sulla società ha investito tempo e denaro garantendo una lunga permanenza nei piani alti del pallone italiano. Idem per il Siena, quando ancora si pensava in grande. Altri rimangono ancora sulla carta, con processi di gestazione lunghissimi e dall’esito incerto. A Bologna ristrutturano il Dall’Ara, ma c’era chi aveva pensato di rifarlo da cima a fondo. A Cagliari c’è un mega progetto con hotel annesso e l’idea di intitolare tutto a Gigi Riva. In Sardegna sembrano fare sul serio e sarebbe una bella notizia per tutti.