Immaginate di essere al derby di Milano, Inter-Milan, gara decisiva per lo scudetto. Immaginate un fallo da rigore, da ultimo uomo in area. Polemiche, var, liti. E immaginate che l’arbitro chiami l’allenatore della squadra che difendeva dicendo: «Ti faccio una proposta: ti do il rigore ma non il cartellino rosso. Hai un minuto per accettare questa proposta…». Ed un minuto dopo la risposta arriva: «Si, accettiamo: che rigore sia ma niente espulsione». Scandalo, vergogna, soprattutto la cancellazione di ogni regola sportiva e giuridica. Bene. Il Gran Premio dell’Arabia Saudita ci ha regalato proprio questo.
Nel Gp Arabia Saudita è caduta ogni regola
L’audio del direttore di Gara, Michael Masi che parlando con il muretto della Red Bull fa la sua proposta («Parte Ocon in pole position, poi Lewis (Hamilton) e Max (Verstappen), vi va bene?») per la seconda ripartenza della corsa più pazza e discussa della storia della Formula 1 resterà per sempre nella memoria di tutti come una delle pagine più buie dello sport, dello sport i generale. Un momento in cui si è deciso di tradire lo stato delle regole, la correttezza, la legalità, lanciando una trattativa tra le due parti per trovare una soluzione buona per entrambi. Come se le norme fossero adattabili, come se le regole ci sono ma arrivano fino ad un certo punto dopo del quale si tratta.
Uno sport si regge proprio sulle sue regole che devono essere certe, non discutibili. Di sicuro non trattabili. Altrimenti è la fine.
Il Gp Arabia Saudita mette a rischio la credibilità di uno sport
La fine soprattutto della credibilità di uno sport ma anche di un prodotto che sta cercando nuovi soldi, sponsor, spettatori. Quanto successo a Jeddah è la cosa forse più dannosa che sia mai successa e che rischia di minare non solo questo titolo mondiale, seppur appassionante, ma ormai talmente compromesso da decisioni assurde che non potrà mai essere inattaccabile, chiunque vinca e chiunque perda tra Hamilton e Verstappen.
Silverstone, Spa, Monza, ed ora anche Arabia Saudita. Quest’anno si sono viste cose assurde e gestite in maniera sbagliata senza le punizioni previste dalle regole.
In più la gara ha dimostrato come la pista saudita non sia per nulla adatta ad una gara di Formula 1. La spettacolarità è innegabile: un circuito cittadino, contornato da muretti, con medie da 250km/h di velocità media (poco sotto Monza), con curve cieche, hanno lasciato tutti senza fiato. Ma la gara è un’altra cosa. Troppe interruzioni: due bandiere rosse e due ripartenze, più safety car e virtual safety car come non ci fosse un domani. In pratica dei 50 giri della gara 15 sono stati fatti non in una fase di gara regolare, ma sotto controllo.
È davvero questo che si intende per spettacolo? È davvero questo il punto di arrivo della nuova Formula 1? In tantissimi tra addetti ai lavori, commentatori e piloti stessi hanno lasciato il paddock con una sensazione di fastidio e vergogna per quanto successo.
Domenica il gran finale, ad Abu Dhabi. Non sappiamo chi vincerà tra i due veri fuoriclasse della Formula 1 che vivono su un altro pianeta (sportivo). Chiediamo solo che la gara sia regolare, non decisa a tavolino, di sicuro non più frutto di una trattativa tra le parti.