Una settimana fa vi parlavamo da queste parti della ormai conclamata crisi nel rapporto tra l’attuale amministratore delegato di Milano-Cortina 2026, Vincenzo Novari, e le Olimpiadi stesse (o, perlomeno, il resto del gruppo di lavoro). E in questi giorni le notizie raccolte non fanno altro che confermare lo stato di crisi assoluta con probabile fine del rapporto in tempi nemmeno troppo lunghi. Anche perché l’insoddisfazione è, diciamo così, reciproca.
Dove ricollocare Vincenzo Novari dopo Milano-Cortina 2026?
Con alcuni dei suoi ed altri amici, Novari infatti da mesi avrebbe confidato l’impossibilità di manovra, una sorta di blocco dovuto a chissà quale potere in grado di mettere veti e freni alla sua capacità decisionale. Insomma, non si sentirebbe libero di agire e questo, se sei l’amministratore delegato, è più che un problemino.
Inutile dire che però, siccome stiamo parlando di uno dei manager più quotati d’Italia, non è che queste persone si spostino con lo schioccare delle dita. Ci sono questioni economiche (leggi buonuscita) da stabilire, ci sono comunicazioni da effettuare in maniera elegante, c’è poi un altro posto di prestigio dove andare a proseguire una carriera. Cose non facili.
Le “grane” di Milano-Cortina 2026, dai trasporti alla pubblicità
Dall’altra però ci sono i racconti di cose che non funzionano. E non parliamo di cose di poco conto.
Sulla mobilità in Valtellina sono sul piede di guerra dato che Novari non ha fatto alcun accenno al progetto della nuova strada in grado di trasportare tifosi ed appassionati da Milano a Bormio senza dover utilizzare la vecchia Statale 36, mono-corsia, che attraversa diversi paesi per cui se ti trovi (come capita sempre) un Tir davanti te lo tieni fino a destinazione e viaggi con lui a 40km/h per un’ora.
Ci sono poi problemi anche nel ramo pubblicità. A capo della struttura destinata a questa attività è stato messo Antonio Marano, ex super dirigente Rai (a capo di Rai 2 prima di diventare Presidente di Rai Pubblicità), da sempre «vicino» alla Lega. Uomo comunque di esperienza con l’ingrato compito di raccimolare i 500 famosi milioni di «sponsorizzazioni domestiche» previsti dal business plan presentato per conquistare i Giochi a 5 cerchi.
Peccato che la struttura sotto Marano si ramifichi in maniera anomala, creando qualche definiamola incomprensione nei contatti con i papabili sponsor. Vista la cifra da raggiungere, questo è chiaro, si parla di aziende di altissimo livello, con budget da almeno 4-5 mln per un accordo proprio basico fino agli oltre 30 per diventare «main sponsor». Gli interlocutori con questi budget inutile dirlo in Italia sono una cinquantina, non di più. Contattarle dovrebbe essere cosa semplice, soprattutto per evitare che più interlocutori si presentino a bussare alla stessa porta, cosa poco elegante. Che però, stando ai racconti di certi salotti aziendali, sarebbe successa, creando anche qualche momento di imbarazzo.
Insomma. Il cielo non è sereno sul mondo Olimpico. E le cose da fare sono davvero tante, e importanti. Serve un cambio, lo dicono tutti… a bassa voce, ovviamente.