Cosa succede all’ombra del vecchio San Siro, mentre ci si avvia rapidamente allo scadere del quarto anniversario dalla presentazione del primo progetto per il distretto con nuovo impianto annesso che avrebbe dovuto rappresentare, per Milan e Inter, la finestra sul futuro? La domanda è legittima osservando quello che a tutti gli effetti assomiglia a uno scambio di messaggi in codice tra i due club milanesi, utilizzando le pagine della Gazzetta dello Sport come (consapevole) mezzo di comunicazione. In rapida sequenza, ecco cosa è successo mentre gli italiani erano distratti dalla settimana di Sanremo.
Scaroni svela anche l’esistenza di un piano C (Rozzano?) che mischierebbe ulteriormente le carte.
Atto primo: Paolo Scaroni, presidente del Milan e uomo forte del dossier condiviso tra le due società, ufficialmente in attesa che il Comune di Milano si rimetta in moto dopo il pasticcio dello scontro con Sgarbi sui vincoli possibili sul vecchio stadio, ricorda che per i rossoneri esistono anche altre opzioni. Non necessariamente in tandem con l’Inter. Non è la prima volta che lo dice, ma calato nella realtà dello stallo politico e dello scontro tra Palazzo Marino e una parte del Governo di Roma assume una valenza diversa, quasi di una sorta di ultimatum non tanto al sindaco Sala quanto alla famiglia Zhang. Che nelle segrete stanze di Casa Milan si sia convinti di essere stati la locomotiva del progetto, a volte con i vicini di casa al traino, non è un mistero. E Scaroni svela anche l’esistenza di un piano C (Rozzano?) che mischierebbe ulteriormente le carte.
Il video dei piloni portanti che oscillano
Atto secondo: spunta un video in cui si vede la base di uno dei piloni portanti del vecchio San Siro oscillare in maniera preoccupante nel corso di una partita casalinga dell’Inter. Non il derby, ma comunque uno dei tanti sold out di questa stagione. Non c’è alcun allarme sicurezza, si affretta a precisare la mano che gira il video alla Gazzetta dello Sport, perché è tutto noto alla commissione di Palazzo Marino e le misure a garanzia sono state prese da mesi chiudendo alcuni parti del terzo anello. Però il messaggio arriva forte e chiaro: l’attuale stadio non è più all’altezza di reggere la sfida del futuro. Piaccio o no ai nostalgici. Tra i quali vanno annoverati anche i sostenitori dell’ipotesi del doppio impianto, uno per squadra, nel distretto di San Siro o con il trasferimento altrove di Milan o Inter. Nel dibattito, infatti, entra anche la rivelazione della candidata alle regionali Letizia Moratti secondo cui si starebbe ragionando su un’Inter che rimane dove si trova con il Milan che va a San Siro.
L’Inter fa sapere di essere decisa ad andare avanti sul dossier presentato nel 2019
Atto terzo: l’Inter fa sapere in via informale, ma sufficiente per una doppia paginata sulla Rosea, di essere decisa ad andare avanti sul dossier presentato nel 2019 e poi sviluppato nella lunga trattativa con il Comune di Milano. Soprattutto fa sapere di non aver piano differenti dalla convivenza con il Milan. Anzi, il veleno si trova nella coda, informa che ha chiesto udienza al nuovo proprietario Gerry Cardinale senza avere mai avuto risposta. Lo stesso Cardinale del quale si dice, senza smentita, che preferirebbe per il Milan uno stadio in esclusiva e senza convivenza con l’Inter. Sempre informalmente la storia dello sgarbo della mancata risposta alla richiesta di incontro viene rispedita al mittente da chi è custode delle posizioni di RedBird. Però il dato di fatto è che alle viste non ci sono tavoli tra Steven Zhang e Gerry Cardinale e che la circostanza può suonare anche sospetta in un momento di grandi fibrillazioni a livello politico, nei mesi in cui i due club avevano immaginato di arrivare a dama con l’iter burocratico per poi passare alla fase della progettazione esecutiva.
Non si può escludere, il primo vero accenno di crisi da rigetto.
La conclusione è che la parola “rottura” non viene pronunciata e al momento non è utilizzabile, ma che si sia aperto un fronte interno alle due società che fin qui hanno marciato compatte nel confronto con Palazzo Marino appare credibile. Potrà anche essere l’effetto del tempo che passa e dello stallo, una sorta di spinta alla politica perché prenda in mano la situazione e arrivi finalmente a una decisione. Oppure, non si può escludere, il primo vero accenno di crisi da rigetto. Al quarto e non al settimo anno come in tutti i matrimoni che si rispettino, ma con sviluppi oggi impossibili da prevedere. Qualche giorno prima di Natale un alto dirigente Inter raccontava a microfoni spenti di aver spesso alzato il telefono per chiamare Scaroni e chiedergli se c’erano aggiornamenti sulla posizione del Milan, ricevendo sempre riscontro negativo. E di avere in tasca un piano B e un piano C alternativi. Potrebbe essere stata solo una boutade natalizia o forse si trattava dei primi segnali della tempesta in arrivo.