E’ ancora presto per dire se si tratta di vera pace, tregua oppure del secondo atto di una strategia condivisa per mettere pressione al nemico che nel caso in oggetto del nuovo San Siro è la burocrazia politica di Milano. La lettera congiunta che Milan e Inter hanno inviato agli uffici di Palazzo Marino, firmata da Paolo Scaroni e Alessandro Antonello, ha svelato però una realtà che da qualche settimana veniva nascosta con cura e che True-News.it aveva descritto lo scorso 20 aprile parlando dell’improvviso rallentamento dei colloqui ad alto livello tra i vertici rossoneri, il sindaco Sala e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: la strada per progettare un impianto nell’area dell’ippodromo La Maura è talmente in salita da consigliare enorme prudenza.
San Siro, Milan e Inter si riavvicinano
Ora un atto ufficiale che torna ad essere sottoscritto da entrambi i club e che non solo non cestina il dossier avviato nell’estate 2019 e giunto alle battute conclusive, ma che rilancia chiedendo chiarimenti e certezze. Milan e Inter si sono mosse spinte dall’avvicinarsi della scadenza dei 90 giorni dopo le delibere successive al dibattito pubblico, obbligate dal dover presentare piani integrativi per rispondere a quanto richieste dal Comune sulla scorta del lavoro fatto con i cittadini. Una serie di modifiche alcune delle quali considerate non portatrici di problemi, mentre in altri casi criticità da superare per non far fallire il progetto.+
Scaroni e Antonello si sono fermati un passo prima
Scaroni e Antonello, però, si sono fermati un passo prima. Hanno messo nero su bianco la necessità di avere risposte certe e definitive su due punti nodali. L’eventuale referendum cittadino sull’abbattimento di San Siro e il vincolo che potrebbe scattare nel 2025 al compimento del 75° anno d’età dalla realizzazione del secondo anello. Nel primo caso il Comune aveva già fatto la sua parte e il Collegio dei garanti aveva bocciato l’idea di una consultazione popolare, ma il Tar ha rispedito la palla indietro e le due società vogliono che si tolga dal tavolo l’ipotesi di dover chiamare al voto i milanesi col rischio concreto che prevalga il ‘no’ all’abbattimento dell’attuale Meazza. Il sindaco Sala da questo punto di vista si è sempre schierato a favore dei club, considerando il referendum un passaggio non utile né corretto.
Più delicata la questione del vincolo dal 2025
Più delicata la questione del vincolo dal 2025. La nuova Soprintendente di Milano appena insediata ha fatto sapere che ad oggi non ci sono problemi nel tirare giù San Siro. Ma tutto andrà rivalutato quando la struttura avrà 75 anni. E non prima. Vista la contemporaneità con la preparazione delle Olimpiadi invernali del 2026, le cui cerimonie inaugurale e di chiusura si terranno proprio a San Siro, non esiste nessuna possibilità di mettere in moto le ruspe prima il sospetto è che si tratti di una sorta di veto mascherato.
Il dossier San Siro costerebbe decine di milioni e Sala non ha potere
I poteri di Sala sono limitati. Infatti, la sua risposta non è potuta andare oltre la disponibilità a organizzare un incontro precisando di trovare ragionevoli le richieste di Milan e Inter, che dal loro punto di vista non hanno nessuna intenzione di imbarcarsi in nuove ingenti spese senza certezze. Lo stato d’avanzamento del dossier è tale che da qui in poi andare avanti significa impegnare alcune decine di milioni di euro nei progetti avanzati.
L’effetto concreto della lettera va oltre la semplice proroga alla scadenza dei termini che i club hanno chiesto e otterranno. Il congelamento è solo l’ennesimo rinvio. Un nuovo allungamento sulla strada tormentata del nuovo stadio. Ma è anche l’ufficializzazione che l’asse non si è spezzato del tutto e che per celebrare ufficialmente il divorzio c’è tempo. Quanto? Dipende da tanti fattori, non ultimo il fuoco di sbarramento che la politica milanese ha alzato davanti alla prospettiva della fuga milanista a La Maura.