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Nuovo stadio a San Siro, a che punto è il dibattito pubblico?

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Il dibattito pubblico sul nuovo stadio di Milan e Inter prosegue stancamente verso la scadenza del 18 novembre, data ultima in cui sarà completato il lavoro di presentazione e ascolto alla cittadinanza e sarà tempo di tirare le somme. A occhio non sta succedendo nulla di trascendentale, nel senso che le posizioni sono cristallizzate: i due club hanno presentato una variazione al progetto iniziale che viene considerata il compromesso minimo per proseguire nell’investimento, gli oppositori non si sono spostati di un centimetro dal loro ‘niet’. In mezzo il sindaco Beppe Sala tirato per la giacca dall’uno e dall’altro schieramento.

La proposta di Ignazio La Russa

L’ultimo a bussare alla porta di Palazzo Marino, venendo accolto non trattandosi di un interlocutore qualsiasi, è stato Ignazio La Russa. L’uomo forte di Fratelli d’Italia su Milano si è fatto portavoce di una proposta che Sala ha garantito sarà analizzata e girata dai club, ma che basa su un paio di presupposti irricevibili per Milan e Inter e per le rispettive proprietà. Tre anni dopo l’avvio dell’iter, in estrema sintesi, i contrari al nuovo stadio sono ancora arroccati nella difesa del vecchio San Siro. Secondo La Russa dovrebbe essere lasciato in piedi e destinato ad ospitare una serie di eventi (magari con le due società che si impegnano ad affittarlo per una decina di anni, ha spiegato il sindaco apparentemente poco convinto), senza però intaccare le volumetrie del distretto che serve a RedBird e Suning, o a chi arriverà poi, per rendere sostenibile la spesa da 1,3 miliardi di euro che si mette in cantiere. Una specie di mostro a due teste in un’area che a quel punto sarebbe davvero una colata di cemento, con buona pace di chi oggi si lamenta del masterplan presentato da Milan e Inter gridando alla speculazione edilizia.

Più interessante quanto sta accadendo intorno al core business dell’intero progetto

Più interessante, invece, quanto sta accadendo intorno al core business dell’intero progetto e cioè alla (fu) Cattedrale di Popolous. Il disegno del nuovo stadio tutto vetri e guglie, con forma rettangolare, è sparito dal rendering portato a Palazzo Marino prima del via del dibattito pubblico: ufficialmente per rispettare alla lettera quanto contenuto nel dossier originario, datato 2019 quando ancora la scelta non era stata compiuta. Ufficiosamente perché non è per nulla scontato che sia realizzabile a costi vicini al budget preventivato e rispettando le volumetrie ridotte dalla trattativa con il Comune che ha tagliato da 0,51 a 0,35 mq/mq allineandosi al PGT e cancellando i benefici della Legge Stadi. Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, si è fatto sfuggire che già oggi realizzare l’impianto secondo il disegno di Popolous significherebbe spendere non 600 ma 800 milioni di euro con il rischio di non essere nemmeno arrivati alla cifra corretta. Insomma, Milan e Inter dovranno andare un po’ al risparmio nel momento in cui metteranno mano al progetto definitivo e a quello esecutivo, sperando di poter aprire il cantiere entro la metà del 2024 per chiuderlo nel 2028 e potersi poi dedicare all’abbattimento di San Siro e alla realizzazione della parte commerciale del distretto. Che serve per equilibrare i costi e far rientrare dell’investimento.

Il dibattito sulla capienza

In questa logica va anche inserito il dibattito sulla capienza, altro cavallo di battaglia di quelli che sono contrari ma preferiscono non dichiararlo apertamente, limitandosi alla resistenza passiva su temi collaterali. I club hanno scelto di limitarsi a 60-65.000 posti di cui una buona fetta non destinati al pubblico comune perché trasformati in hospitality da mille e una notte. Si può fare di più? Secondo alcuni sì, a parere di chi paga no sia perché i modelli migliori in Europa si collocano in quella forbice, sia perché studiare uno stadio da 75-80.000 posti significherebbe mettere in conto un extra budget da non meno di 100 milioni di euro, essendo il costo per seggiolino in fase di costruzione di un nuovo impianto stimato tra i 3.000 e i 12.000 euro a seconda del livello dello stadio. La partita sembra persa in partenza, dunque, ma da qui a novembre non sono esclusi nuovi colpi di scena.