Sono giorni decisivi per il futuro delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, o meglio. Sono giorni decisivi per la permanenza nel ruolo di amministratore delegato di Vincenzo Novari. Sul Top manager scelto da Malagò (e dalla politica, dicono i bene informati) come gestore dell’intera operazione infatti il malcontento ha da settimane superato i livelli di guardia. E lo stesso Novari avrebbe capito benissimo di non essere più in grado di tenere la barca a galla, insomma. Si vocifera addirittura di dimissioni, di un Novari alla ricerca ovviamente di un nuovo ruolo altrove, di una buonuscita da centinaia di migliaia di euro prima dell’addio, magari sbattendo la porta contro chi di fatto lo mal sopporta da tempo.
Il clima infatti raccontano nei palazzi della politica e dello sport, come nelle località di montagna interessate dall’evento a 5 cerchi, è a dir poco rovente. E, come nelle migliori tradizioni italiane, a Novari viene contestata una gestione dei soldi diciamo così un po’ «frivola». Si racconta di incontri con albergatori a Cortina da 300 ospiti con tanto di catering top level ed altro. Il tutto mentre sulle infrastrutture, il vero snodo dell’intera partita olimpica, la situazione è ferma, anzi, terribile.
Da sabato ad esempio a Bormio c’è gente che non dorme dalla rabbia dopo aver letto l’intervista rilasciata da Novari il quale, a precisa domanda sui lavori legati ai trasporti ed alla mobilità ha parlato solo della «variante di Longarone», che migliorerà il traffico in direzione Cortina, mentre dell’ampliamento della statale per Bormio (che i milanesi e non solo aspettano da un ventennio) nemmeno una parola, il silenzio assoluto.
Capite bene come comportamenti e dichiarazioni di questo tipo abbiano reso il Novari diciamo così, poco amato, a Palazzo di Lombardia come a Bormio e dintorni. Ma si dice che anche nello stesso board non proprio tutti siano dalla parte dell’attuale amministratore delagato. La strada quindi per il Ceo di Milano-Cortina 2026 è segnata e novità importanti potrebbero arrivare a breve.
Di sicuro però c’è da trovare un sostituto. E questo è un altro problema grosso perché di fatto porta al confronto serrato (per non dire scontro) tra le due anime dell’intero progetto: quella romana-politica legata al Coni e a Malagò che fa di queste Olimpiadi il fiore all’occhiello della sua invidiabile storia professionale a quella Lombardo-veneto-leghista.
Alcuni vedrebbero bene ad esempio Antonio Rossi; l’ex olimpionico piacerebbe a Malagò per la sua storia sportiva e dal punto di vista politico conta sull’esperienza da Assessore in Regione Lombardia in quota Lega proprio per lo Sport ed i Giovani. «Ma non può essere l’uomo giusto – frena subito uno delle persone più interne ai lavori – qui serve un manager, insomma una sorta di Draghi del Nord…».
E se pensate che ci sia tempo, alle Olimpiadi mancano 5 anni, sappiate che vi sbagliate di grosso. «Certe cose vanno decise oggi, certe opere hanno bisogno di anni. Bisogna cominciare a correre, invece qui più o meno è tutto fermo…».