A dispetto delle rassicurazioni ufficiali, con il CIO in prima fila nel ribadire ad ogni occasione che la disputa dei Giochi di Tokyo non è in discussione, il dibattito sulle Olimpiadi della prossima estate è apertissimo soprattutto in Giappone. I sondaggi indicano che la maggioranza dei nipponici ha più di un dubbio sull’opportunità di accendere il braciere olimpico il 23 luglio, scommettendo sul fatto che il Covid sia sparito, o almeno sotto controllo.
Anche perché l’efficientissimo paese del Sole Levante non pare brillare nella strategia di contenimento della pandemia, se è vero che risulta che le prime vaccinazioni tra gli operatori sanitari arriveranno soltanto a fine febbraio a meno di 150 giorni dal via dei Giochi. Il che significa, calcolatrice alla mano, che per immunizzare il 60% circa della popolazione in vista dell’estate si dovrebbe procedere da lì in poi alla media di poco meno di 900 mila vaccinazioni al giorno, l’unica via per arrivare a quota 70 milioni.
Un documentato articolo della NBC ha sollevato il velo sulla questione, sottolineando come il Giappone sia al momento appeso al vaccino Pfizer con tutte le difficoltà logistiche già note in Europa, a partire dalla necessità di un apparato refrigerante imponente. Strutture che, viene riportato, il governo giapponese sta cercando rapidamente di creare partendo dal nulla o quasi.
Uno sforzo che potrebbe produrre un risultato comunque in perdita. Le stime per Tokyo 2021 (ex Tokyo 2020) sono, infatti, drammatiche anche nel caso improbabile di svolgimento regolare, a porte aperte e con programma confermato: meno 5 miliardi di euro. Che diventerebbero 11 tagliando alcune discipline e gare, 19 con l’obbligo di tenere lontani gli spettatori e 35 cancellando tutto (stime aggiornate dal professor Miyamoto dell’Università del Kansai), lasciando il CIO senza Giochi. Un lose-lose che agita i sonni a Tokyo e non solo.