È stato un viaggio di ritorno con mille pensieri quello che ha accompagnato la delegazione olimpica italiana rientrata a Malpensa con la bandiera a 5 cerchi passata da Pechino 2022 a Milano-Cortina 2026. Pensieri legati non solo al bilancio del medagliere dei giochi appena conclusi che, se dal punto di vista numerico complessivo è più che sufficiente, da quello qualitativo è piuttosto deludente.
I due ori sono già di per se pochi e soprattutto arrivati in specialità con tutto il rispetto non di prim’ordine: il curling è stata una splendida sorpresa ma quanto vale in Italia e nel mondo??? Poi c’è l’oro di Arianna Fontana, eterna, l’atleta più medagliata alle olimpiadi della storia dello sport italiano.
Certo, il presidente del Coni Malagò ha ragione quando parla di infortuni e sfortuna; senza la cadute delle ultime settimane pre-olimpiche Sofia Goggia avrebbe vinto l’oro in discesa ed in Super G scendendo a spazzaneve. Ma non basta.
Soprattutto non basta in previsione di quello che sarà tra 4 anni la kermesse che giocheremo in casa, con occhi ed attese molto più pressanti.
Al Coni e nelle federazioni interessate, sanno benissimo quale sia lo stato in prospettiva dei loro sport; e le relazioni sono a dir poco preoccupanti. Se infatti l’oggi non è dei più splendenti il futuro è ancora più grigio. Basti vedere a quanto accade nello sci alpino al maschile, rientrato in Italia con uno zero totale nelle medaglie e con gare anonime in ogni disciplina. Ecco, il futuro non promette nulla di buono. All’orizzonte infatti di Campioni con la C maiuscola non ce ne sono. Si spera nella crescita di Alex Vinatzer nello slalom mentre secondo i tecnici De Aliprandini nel gigante è arrivato al massimo delle sue possibilità (che significa podio se va tutto benissimo a lui e malissimo a tutti gli altri big).
Per Milano-Cortina 2026 parte l’Operazione Grandi Vecchi
E così ecco che è partita «l’Operazione Grandi Vecchi»: la mission infatti è convincere le punte di diamante a restare per altri 4 anni e chiudere poi, si spera in gloria, appunto a Milano-Cortina.
Per prima Arianna Fontana, che arriverà alle prossime Olimpiadi a 36 anni. Poi si passa a Dominik Paris, impegnato in discesa libera sulla SUA Stelvio, pista dove ha già vinto 6 volte ma che nel 2026 avrà 37 anni. Si prosegue con Dorothea Whierer, in una parola, il Biathlon di alto livello italiano (dopo la crisi in cui è caduta l’altra Grande della specialità, Elisa Vittozzi), ma che avrà anche lei 36 anni. E chiudiamo con l’ultima big, Federica Brignone, anche lei del 1990.
Insomma, Goggia a parte la situazione sportiva è così disperata che ci si aggrappa a dei vecchietti (sportivamente parlando), le cui possibilità tecniche ed atletiche tra 4 anni sono tutte da verificare.
«Tu ci sarai tra 4 anni a Milano-Cortina?»
Comunque sia non è un caso che i sovra citati da giorni si sentono ripetere e non solo dai giornalisti ma anche dai vertici delle loro federazioni e del Coni la seguente domanda: «Tu ci sarai tra 4 anni a Milano-Cortina?».
E c’è già chi ha detto No. Whierer infatti sembra pronta a lasciare, consapevole che tra 4 anni la parabola calante, già cominciata, sarà inesorabile e le impedirà di essere tra le grandi favorite. E lei non è una che gioca così, tanto per giocare.
Ecco perché il viaggio di ritorno da Pechino non è stato dei più sereni. In 4 anni sarà già difficile organizzare e realizzare una grande olimpiade (i problemi da questo punto di vista non mancano); creare dei campioni da medaglia d’oro è anche peggio, è del tutto impossibile.