Steven Zhang è uscito allo scoperto per ribadire di non avere nessuna intenzione di vedere l’Inter, non a breve, e per spiegare che il lavoro dei due advisors che hanno in mano il dossier della società nerazzurra (Goldman Sachs e Raine Group) in realtà lavorano non per una nuova proprietà ma per trovare partner solidi da affiancare a quella cinese. Parole dettate con forza anche dentro e a margine dell’assemblea dei soci che lo scorso 28 ottobre ha ratificato il bilancio al 30 giugno 2022 con una perdita d’esercizio di 140,1 milioni di euro, in miglioramento rispetto al -245 del 2020/2021 ma comunque in profondo disequilibrio. Anche perché favorito dalle plusvalenze originate dalle cessioni record di Hakimi al Psg (66,5 milioni di euro) e Lukaku al Chelsea (113) non ripetute nell’estate appena conclusa ed eccezionali per gli effetti che hanno prodotto.
Nelle pieghe del bilancio appena approvato, però, si scorgono tracce del possibile futuro del club
Nelle pieghe del bilancio appena approvato, però, si scorgono tracce del possibile futuro del club. Nel paragrafo dedicato alla “Continuità aziendale”, ad esempio, per la prima volta viene messo nero su bianco che un’ipotesi di cambio di catena di comando esiste e non è solo teorica: “La proprietà ha manifestato il proprio impegno formale a supportare finanziariamente il Gruppo per almeno dodici mesi o, qualora si verifichi prima un cambio di controllo della Capogruppo, fino alla data in cui verrà mantenuto il controllo della medesima”. Un passaggio non presente prima d’ora, nemmeno nel documento del rosso record del 30 giugno 2021. Al di là delle parole, dunque, pesano le comunicazioni ufficiali e l’analisi meno superficiale del bilancio consolidato della società ha riservato un altro dettaglio non secondario nel tentativo di comporre il puzzle sui movimenti della famiglia Zhang, stretta tra le difficoltà in Cina della casa madre Suning, la situazione debitoria dell’Inter e quella personale degli stessi componenti della famiglia e l’evidente squilibrio non ancora corretto tra ricavi (439,6 milioni di euro) e costi (527,9).
Perdite ripianate entro il 2027
A pagina 32, sempre nel capitolo dedicato alla “Continuità aziendale” i proprietari dell’Inter informano infatti che le perdite della stagione, così come quelle del 2020/2021, non saranno ripianate subito ma entro il 2027 approfittando dell’estensione dei benefici del decreto Milleproroghe 228/2021 anche all’anno appena concluso. La sterilizzazione consentirà così di non dover intervenire immediatamente sul capitale sociale spostando le scadenze più avanti nel tempo e non di poco, tanto da far immaginare che il complessivo -342 milioni di euro possa essere messo sul conto di chi eventualmente dovesse subentrare alla famiglia Zhang nella guida dell’Inter.
La valutazione di massima data al club da Suning rischia di essere un freno per qualsiasi investitore
Calcolatrice alla mano, però, non è difficile arrivare alla conclusione che la valutazione di massima data al club da Suning (1,2 miliardi di euro sulla scia di quanto pattuito tra Elliott e RedBird per il Milan) rischia di essere una sorta di freno per qualsiasi investitore. Non va dimenticato, infatti, che il club ha anche una massa debitoria imponente (881 milioni di euro) e che, fermandosi solo al bond appena rifinanziato con in garanzia diritti tv e incassi commerciali (415 milioni con tasso di interesse del 6,75% e scadenza nel febbraio 2027) la somma con le perdite non ripianate si avvicina pericolosamente a quota 800: quanto nei mesi dell’inverno 2021 il fondo BcPartners si era detto disponibile a riconoscere congrua come valutazione, chiavi in mano, per liquidare gli Zhang. Che a loro volta dovranno poi riconoscere una parte a LionRock Capital che ha in mano il 31,05% delle azioni interiste.
La morale? Le rassicurazioni di Steven Zhang vanno certamente registrate, così come il fatto che ai dirigenti dell’area sportiva è stata data indicazione di fare il possibile per rinnovare i contratti pesanti in scadenza a partire da quello di Milan Skriniar sul quale il rischio è la beffa della partenza a parametro zero. Però il quadro rimane a tinte fosche e il futuro tutt’altro che certo. Anche perché dalla Cina non arrivano segnali positivi. E’ notizia di questi giorni che la casa madre Suning.com ha pubblicato una trimestrale che certifica un calo di ricavi del 52% nei primi nove mesi del 2022 con una perdite a metà anno di 685 milioni di euro. Inferiore rispetto al miliardo del 2021 ma senza che ci sia l’attesa ripresa del gruppo di retail.