Qualcosa in più della nuova versione del fair play finanziario, già presentata nei mesi scorsi. Le regole che la Uefa sta per rendere esecutive dopo averle approvate nell’ultimo Consiglio Esecutivo rappresentano un passo avanti nella lotta ai furbetti dei bilanci accomodati. Che si annidano in mezza Europa e non solo da noi, anche se la questione Juventus sta facendo il giro del Vecchio Continente e quasi certamente costerà ai bianconeri un anno senza manifestazioni europee.
La Uefa ha deciso che si deve fare qualcosa di più per evitare che le competizioni siano falsate
Sotto il fuoco di fila di critiche e polemiche, la Uefa ha deciso che si deve fare qualcosa di più per evitare che le competizioni siano falsate dall’utilizzo di norme poco coerenti e che presentano zone d’ombra. Non è possibile arrivare a quello che tanti si augurano, ovvero il salary cap stile Nba e sport professionistico americano, ma il tentativo è avvicinarsi a un sistema di regole condiviso in cui i margini di manovra siano sempre più ridotti e le eventuali sanzioni tempestive e certe.
Dietro il nuovo regolamento c’è la mano di Gabriele Gravina
Dietro il nuovo regolamento c’è la mano di Gabriele Gravina, nuovo braccio destro di Ceferin e capo della potentissima Commissione Licenze della Uefa: è l’ufficio da cui dipende il destino di tutti iclub che ambiscono a partecipare alla Champions League e alle altre coppe. Gravina ha mutuato a Nyon alcuni dei principi delle norme che sta rendendo operative anche nella Figc.
Il punto uno sono le plusvalenze
Il punto uno sono le plusvalenze. Impossibile vietarle, visto che sono uno dei pilastri dell’economia e a livello civilistico sono previste: la Uefa ha deciso di sterilizzarne gli effetti sportivi limitandole moltissimo. Come? Varranno solo quelle dove ci sarà un effettivo passaggio di denaro e non solo lo scambio tra due giocatori. E se un’operazione dovesse essere portata a termine senza conguagli reali, non saranno più le società a stabilire il valore del cartellino ma farà fede quanto scritto sul bilancio ancora da ammortare. Tradotto in soldoni, prendendo come paradigma la discussa trattativa tra Juventus e Barcellona per scambiarsi Pjanic e Arthur, con le nuove regole i club non potranno iscrivere a bilancio alcuna plusvalenza al di fuori di quanto ancora da smaltire nei rispettivi conti economici.
Ci sarà poi una nuova stretta sui prestiti, già finiti nel mirino della riforma Fifa
Ci sarà poi una nuova stretta sui prestiti, già finiti nel mirino della riforma Fifa. Oggi una squadra può decidere di prestare un calciatore a un’altra, magari facente parte dello stesso gruppo proprietario, dandogli una valutazione di comodo inferiore a quella a bilancio. Da domani, per farlo dovrà segnare la minusvalenza che viene generata a meno che il giocatore non sia stato vittima di un grave infortunio e debba trovare la giusta collocazione per riprendere la sua attività agonistica. Un bel deterrente alle cordate di club che stanno nascendo ormai ovunque intorno alle grandi proprietà, soprattutto quelle che fanno riferimento ai fondi sovrani come il Manchester City.
Infine, la questione rapporto tra ricavi e spese e i debiti che si formano
Infine, la questione rapporto tra ricavi e spese e i debiti che si formano. Sarà obbligatorio essere in regola con il pagamento degli stipendi entro 90 giorni. E a fine anno il deficit di bilancio potrà anche essere di 60 milioni di euro (90 se il club ha una storia economica virtuosa), ma alla voce “spese” verrà conteggiato tutto comprese quelle che fino alla vecchia versione del fair play finanziario erano considerate virtuose come gli investimenti sui giovani e sulle infrastrutture. A proposito di investimenti sui cartellini: stop a chi, come il Chelsea, sfrutta le norme locali per spalmare gli acquisti in 8-10 anni mentre il resto d’Europa consente di farlo al massimo per 5. Bisognerà allinearsi a questo valore temporale, rendendo meno facili spese folli come quelle della nuova proprietà dei Blues negli ultimi mesi.
Il tutto per arrivare alla madre delle riforme e cioè al limite massimo del 70%
Il tutto per arrivare alla madre delle riforme e cioè al limite massimo del 70% nel rapporto tra fatturato e costi (complessivi di stipendi, ammortamenti e procuratori) a partire dal 2025 con due tappe intermedia al 90% e all’80%. Resta poco tempo per adeguarsi. Le italiane sono in difficoltà e solo il Milan pare camminare su una strada sicura mentre le altre dovranno accelerare la dieta o sperare di crescere molto in fretta. La Uefa, però, era davanti a un bivio e ha scelto di inasprire le norme per provare a dare a tutti gli stessi strumenti per competere.