In fisica si chiama “effetto domino”. Quando un oggetto cade, contro un altro, fecendolo cadere a sua volta addosso ad un terzo che fa la stessa fine e così via, all’infinito. È quanto sta accadendo nel mondo del calcio o, meglio, nelle diverse procure che si stanno occupando della famose «plusvalenze».
In origine fu la Juventus e l’inchiesta Prisma
In origine fu la Juventus e l’inchiesta Prisma di cui tutti siamo a conoscenza ma nelle ultime settimane diverse operazioni riguardanti altre società sono finite nell’occhio delle procure. Si è parlato tanto nell’inchiesta sui bianconeri di Atalanta, Udinese, Sassuolo. Infine l’accelerazione delle ultime settimane: Lazio e Roma, poi ecco Cagliari, Bologna, Genoa. Insomma, il mondo del calcio è sotto inchiesta, se non sotto attacco. E al centro di tutto c’è la solita questione delle plusvalenze.
Si tratta di cose risapute da anni
A ben guardare però si tratta di cose vecchie e, soprattutto, risapute da tutti, da anni. Non serviva un procuratore ed un giudice, bastava leggere articoli pubblicati da tutti i quotidiani (non solo quelli sportivi) negli ultimi anni che raccontavano squadra per squadra l’ammontare della plusvalenze e gli elenchi delle compravendite sospette. Soprattutto la cosa già stabilita dalla giustizia sportiva è che di per se la plusvalenza NON è un reato e per un motivo molto semplice: non esiste un criterio oggettivo che porti alla valutazione di un giocatore. In poche parole non c’è una regola che stabilisca che Osimhen, uno dei giocatori più forti del campionato, valga 120 mln e che l’ultimo della rosa valga 500 mila euro. È il mercato a fare il prezzo e poco importa se un brocco viene valutato e ceduto a prezzi folli quando varrebbe in realtà un pezzo di pane. È il mercato.
Addirittura si arrivò a pensare di prendere come parametro ufficiale la valutazione data dal sito più famoso di statistica e mercato dei giocatori di calcio (transfermarkt.com) salvo poi rendersi conto che le cifre riportate per ogni singolo giocatore erano frutto degli articoli di giornale o valutazioni personali, senza nulla di oggettivo.
E allora quale il senso di queste inchieste?
E allora quale il senso di queste inchieste? Dal punto di vista giuridico di fatto poco o nulla. Per alcuni si tratta di un modo di mettere il becco nei conti delle società, alla ricerca magari di qualcosa d’altro su cui scavare. Ma una voce, raccolta nel pre partita di un big match della scorsa giornata, porta ad una chiave di lettura particolare.
Il colpo di spugna
L’effetto domino non fa distinzioni; quando cade il primo tassello poi cadono tutti, dal primo all’ultimo. “Arriveremo – raccontava il dirigente – ad avere coinvolte ed indagate tutte le società di serie A, dato che tutti hanno fatto plusvalenze, chi più, chi meno. Quindi, sapete cosa succederà? Che alla fine dato che sono tutti colpevoli saranno tutti innocenti…”. Una sorta quindi di colpo di spugna con il reato e le inchieste azzerate in qualche modo.
Ma c’è soprattutto da fare in fretta perché la preoccupazione delle società è legata alla trattativa per la vendita dei diritti dei prossimi anni della Serie A. Queste inchieste, con le voci di penalizzazioni se non di retrocessioni, non fanno altro che rendere incerto il futuro. Lo capiscono anche i bambini che nessun gruppo si farà avanti senza sapere se, ad esempio, la Juventus sarà in Serie A o se e con quanti punti verranno penalizzate questa o quella squadra. Serve chiarezza, e serve in fretta. Ben sapendo quali sono i tempi della nostra giustizia.