Portanova, condanna a sei anni chiesta dal pubblico ministero. Il giovane calciatore del Genoa rischia davvero grosso nonostante il suo legale abbia chiesto il rito abbreviato. Nelle prossime settimane ci sarà la sentenza.
Portanova, condanna chiesta di 6 anni di carcere per il calciatore
Il giovane centrocampista del Genoa Manolo Portanova, figlio dell’ex difensore Daniele Portanova, è accusato di violenza sessuale di gruppo insieme al fratello William, a suo cugino e ad un amico, ai danni di una studentessa universitaria, all’epoca ventiduenne. I fatti oggetto del processo, avvenuti in un appartamento di Siena, risalgono allo scorso anno, alla notte tra il 30 e il 31 maggio.
Un articolo de Il Secolo XI dello scorso aprile ha riportato alcuni estratti delle carte del processo, secondo i quali il gruppo si sarebbe macchiato di “percosse, sputi, violenze insulti e di accanimento animalesco sul corpo della ragazza concepito come un oggetto”. Nella denuncia la ragazza dichiara: “Ho detto che non volevo, ma non si sono fermati. Ero esausta, chiedevo di andarmene, di chiamare la mia amica, ma mi veniva detto che era in bagno e non poteva intervenire”.
Sono arrivate le richieste del pubblico ministero Nicola Marini nel corso dell’udienza, con rito abbreviato, in corso di svolgimento davanti al gup del tribunale di Siena Ilaria Cornetti: condanna a sei anni per Manolo Portanova, 22 anni, calciatore del Genoa, e per suo zio Alessio Langella, 24 anni; rinvio a giudizio per Alessandro Cappiello, 25 anni.
Ecco quando ci sarà la sentenza
I prossimi saranno giorni pieni di tensione. Il prossimo 6 dicembre ci sarà la sentenza del processo. Dunque, per Portanova e gli altri si deciderà dopo aver chiesto, tramite i propri legali, il rito abbreviato.
Nei mesi scorsi Gabriele Bordoni, il legale di Manolo Portanova, aveva criticato l’approccio dei media sulla vicenda, che a sua detta da una lettura del caso troppo a senso unico. Secondo l’avvocato: “La vicenda viene trattata in termini unidirezionali, con alcune inesattezze e senza considerare, perché non noti, tutti gli sviluppi dell’indagine. Invito tutti a recuperare quell’equilibrio e quella consapevolezza che devono guidare l’informazione, nell’interesse equidistante di tutte le parti coinvolte nel processo”.