Il blitz che doveva azzoppare la doppia utenza per seguire il campionato di Serie A su DAZN, segnando un punto di non ritorno nelle abitudini dei tifosi consumatori italiani, è durato lo spazio di tre giorni. Dalla pubblicazione della notizia sulla stretta riguardo la “concurrency” sul Sole 24 Ore, alla nota con cui la OTT che detiene i diritti fino al 2024 del gioco più amato nel Belpaese ha fatto marcia indietro. Anzi, inversione a 180 gradi con relative perdite, perché il danno di immagine delle 60 ore abbondanti sotto processo da clienti, appassionati, associazioni di consumatori, politici e Governo ha riacceso il dibattito sull’affidabilità del sistema e dell’azienda che ha fatto fuori Sky dopo due decenni di predominio satellitare.
Ne valeva la pena? A DAZN devono essere convinti di sì, visto che hanno rivendicato come un successo l’apertura di un dibattito “serio e concreto” sul tema degli abusi contrattuali. Se è così, il prezzo pagato è stato alto e gli abbonati di DAZN da oggi in poi dovranno convivere con il sospetto che si tratti solo di un rinvio a tempi e modi migliori. La stessa OTT, del resto, ha precisato che lo stop alla doppia utenza non verrà applicato per la stagione in corso, senza spiegare cosa avverrà da giugno in poi. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E allora è possibile che da agosto 2022 seguire il campionato di Serie A in streaming risulterà molto più costoso di oggi, riallineando i prezzi a quelli della tanto odiata Sky (ricordate le campagne contro la tv satellitare ritenuta esosa?) e cancellando quella flessibilità che, nella realtà, è ormai prassi per tutti da anni: da SkyGo a scendere, per non citare le varie Netflix, Disney+ e così via.
Serie A, la mossa di DAZN per tastare il terreno
Il passo indietro non era nemmeno quotato dai bookmakers. Troppo forte l’onda di ritorno dopo la pubblicazione della notizia, talmente articolata da essere difficilmente una bufala. Il sospetto è che sia circolata proprio per tastare il terreno, ma la reazione è stata feroce e il rischio di disdette o di guai con il Governo e le varie agenzia di controllo – che ancora hanno il fucile puntato su DAZN per tutte le altre questioni, dai dati d’ascolto autoprodotti ai disservizi, fino alla qualità delle immagini – hanno consigliato una ritirata prudente.
Sintetizzando all’estremo si potrebbe dire che il passo indietro sia stato il prodotto di una class action senza che ci fosse tempo di fare una class action. In tutto questo hanno brillato per silenzio i presidenti della Serie A, evidentemente disinteressati del trattamento che i propri clienti (chiamarli tifosi ormai è anacronistico) stanno subendo da DAZN. In Lega il timore è che la OTT vada in crisi, travolgendo così gli stessi club che l’hanno scelta, scaricando Sky, per un pugno di milioni di euro. Sarebbe il tracollo. Quindi tutti muti e allineati, sperando che la gente non si stanchi per davvero. Tra un anno cominciano le grandi manovre per l’assegnazione del triennio 2024-2027 e, visto come sta andando, il rischio è che il pallone italiano si trovi a vendere un prodotto deprezzato e in uno scenario di mercato poverissimo.