Perché leggere questo articolo? Michele Plastino commenta a True-news.it il caso Roma-Arabia. Per lo storico giornalista sportivo non ci sarebbe da stupirsi dell’accordo tra i giallorossi e Riyadh Season che mette un pietre tombale sulle chance di Expo 2030 nella Capital. “Il calcio è cosi”.
“Amici miei, dobbiamo capire cos’è il calcio oggi: nell’epoca del business del pallone, se arriva un’offerta economica vantaggiosa come quella dei sauditi, un club non sta certo a pensare all’Expo. Va così, c’è poco da dire”: Michele Plastino, volto storico del giornalismo sportivo romano e non solo, oggi direttore di Radio Sportiva, non si scandalizza per l’accordo biennale che la Roma ha firmato con Riyadh Season, nonostante la partnership vada a cozzare contro gli interessi della Capitale nella sfida con la stessa Riyadh (e con Busan) per organizzare Expo 2030. “Gli investimenti sauditi peraltro – prosegue Plastino – sono oggi preponderanti nel calcio italiano, e anche questo è un aspetto da tenere in considerazione guardando l’attualità. Al cospetto di cifre così importanti, diventa difficile dire di no”.
Plastino: “I proprietari stranieri non nascono come tifosi”
Difficile, senz’altro. Forse poco opportuno per quelli che sono gli interessi di Roma, ma non per quelli della Roma. In questo senso, che il club sia di proprietà straniera è probabilmente una delle chiavi di lettura per comprendere una decisione che fa discutere e ha visto anche alzare i toni sotto l’aspetto politico, ma che ai piani alti della società è stato visto come un’opportunità.
“Ricordiamoci una cosa – argomenta ancora Plastino – e cioè che le proprietà straniere non acquistano i club italiani perché sono ad essi legati per ragioni di cuore e di tifo. Per loro sono affari, ed è inevitabile che chi fa investimenti anche importanti prenda le decisioni che ritiene migliori. Poi è vero che magari bisognerebbe essere più presenti in casi del genere, ma da un lato ci sono gli interessi della città che guarda al 2030, dall’altro quelli di un club che si vede recapitare un’offerta di tale spessore”.
Stiamo parlando di circa 25 milioni per due anni, e non si tratta di un aspetto banale se si considera che la Roma decise, sul finale della scorsa stagione, di rimuovere il logo del main sponsor di allora (Digitalbits), rompendo l’accordo con esso dopo avere lamentato inadempienze nei pagamenti, aspetto comune peraltro a un altro club sponsorizzato dal medesimo marchio, l’Inter. Logico allora che l’offerta da parte di un partner ritenuto economicamente molto affidabile non possa che fare presa, soprattutto considerando i precedenti.
Cosa farà Lotito?
“C’è da dire che a Roma, sebbene se ne sia parlato e se ne parli, non è più l’argomento del giorno”, spiega Plastino, comunque attento alle mosse che sta facendo “per contrapposizione” Claudio Lotito, presidente della Lazio nonché senatore di Forza Italia. Il quale, da quando è scoppiato il caso, ha più volte sostenuto a parole – e con un comunicato stampa emesso dal club – la candidatura di Roma a Expo 2030, anche se non è ancora sicuro, nel momento in cui scriviamo, che la Lazio vesta la maglia col logo della proposta romana per Expo 2030 già nella prossima partita di campionato contro il Sassuolo, in programma sabato sera a Reggio Emilia.