L’ultimo intervento rischia anche di essere il più amaro, perché arrivato nelle ore della sconfitta nel derby con la Lazio che condanna il popolo giallorosso a mesi di sfottò per le strade della Capitale. I Friedkin hanno incassato senza commentare, tratto distintivo di questa loro avventura nel calcio italiano. Eppure, di cose da dire ne avrebbero, visto che da quando sono sbarcati in Serie A rilevando la Roma dalle mani di James Pallotta hanno già messo sul tavolo oltre 700 milioni di euro per garantirne il funzionamento e provare a tracciare una linea di sviluppo sia sportiva che imprenditoriale. L’ultimo apporto sono i 94 milioni di euro stanziati per ripagare in parte il bond acceso nel 2019 e abbassare così la pressione dei costi finanziari su una società che fatica a trovare il suo equilibrio gestionale anche perché caricata di una situazione debitoria importante.
La Roma, una società che fatica a trovare il suo equilibrio gestionale
Una mossa che guarda al futuro, così come la scelta di togliere il titolo dal listino di Piazza Affari che a sua volta non è stata indolore per la famiglia americana costretto a sborsare poco più di 25 milioni di euro per ritirare le azioni rimaste nel flottante a disposizione del mercato e garantirsi così maggiori margini d’azione nei prossimi anni. Sono queste solo le ultime due voci nel lungo elenco di versamenti cominciato nell’agosto 2020 quando Pallotta ha accettato la corte dei Friedkin chiudendo la sua avventura (discussa) alla guida della Roma.
Il club è costato allora 199 milioni di euro in un delicato incastro di denari investiti per acquisire l’86,6% delle azioni in mano alla vecchia proprietà (63,4 milioni di euro dopo estenuante trattativa, non senza recriminazioni da parte di Pallotta), restituzione di vecchi finanziamenti soci all’uomo di Boston (111 milioni) e voci accessorie legate al reticolo di società create per gestire l’AS Roma, allora impegnata ancora nel progetto poi abortito del nuovo stadio nell’area di Tor di Valle.
A impressionare, però, sono soprattutto i quasi 400 milioni di euro con cui i Friedkin hanno dovuto supportare l’attività della Roma
A impressionare, però, sono soprattutto i quasi 400 milioni di euro con cui i Friedkin hanno dovuto supportare l’attività della Roma con iniezioni continue di denaro dall’agosto 2020 fino al luglio 2022. Bonifici di diverso peso (il massimo è stato toccato con 60 milioni nell’agosto 2021) necessari perché il club potesse continuare ad operare pur bruciando costantemente cassa. I conti, infatti, continuano a non tornare e nelle due stagioni dei Friedkin i bilanci si sono chiusi con perdite enormi: -183,5 al 30 giugno 2021 e circa 200 milioni (da ufficializzare) dodici mesi più tardi. Colpa del Covid, come per tutti, ma non solo.
I Friedkin credono molto nell’opportunità di rendere la Roma un business
I Friedkin credono molto nell’opportunità di rendere la Roma un business. Hanno riaperto il dossier stadio presentando al sindaco Gualtieri una nuova ipotesi a Pietralata, nella speranza di incontrare meno opposizioni e di riuscire a posare la prima pietra in un arco di tempo accettabile per rendere proficuo l’investimento. Sul campo, dopo la conquista della Conference League che ha spezzato un digiuno di titoli lunghissimo, ora l’obiettivo è rientrare nel ricco mondo della Champions League che con i suoi incassi garantiti consentirebbe di avvicinare il punto di pareggio. Non sarà facile, ma il lavoro della proprietà americana è su tutto il fronte e sta già portando risultati concreti: quello più visibile e misurabile sono i soldo out in serie dell’Olimpico che è diventato una sorta di generatore di ricavi e immagine positiva.