La lettura dell’elenco delle 10 città inserite nel dossier di candidatura che la Figc ha depositato alla Uefa, nella speranza di vedersi assegnare l’Europeo del 2032, ha fatto storcere più di un naso. Non solo perché Palermo e quindi la Sicilia sono rimaste fuori, tecnicamente a disposizione come ‘riserve’ nel caso ci siano problemi altrove: ufficiosamente la presenza di due isole è stata giudicata un rischio che avrebbe indebolito la candidatura, argomentazione che fa sorridere in un periodo storico in cui i grandi eventi sportivi vengono euormai assegnati ad organizzatori spalmati su più stati, come accadrà per i Mondiale del 2026 e quasi certamente anche del 2030.
Euro 2032: per Bergamo c’era il problema della vicinanza con Milano, Udine si è vista soffiare il posto da Verona.
Il malumore si è indirizzato alla decisione di escludere le due città e i due stadi che più di tutti, insieme allo Stadium juventino, hanno fatto passi concreti in questi anni per adeguarsi agli standard del calcio moderno: Bergamo e Udine. Impianti entrambi di proprietà (Atalanta) o con concessione lunghissima (Udinese), ristrutturati da cima a fondo e rispondenti a tutti i criteri necessari per ospitare una grande manifestazione sportiva come l’Europeo. Per Bergamo c’era il problema della vicinanza con Milano, Udine si è vista soffiare il posto da Verona.
La lista spedita alla Uefa, dunque, comprende Milano, Torino, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari
La lista spedita alla Uefa, dunque, comprende Milano, Torino, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Cagliari. Allianz Stadium a parte, balza all’occhio come si tratti di impianti in cui siamo ormai all’ultima chiamata per un’opera di ammodernamento che provi almeno sulla carta a colmare il gap con il resto d’Europa. L’elenco assomiglia molto a quello di Italia ’90 e la speranza, trent’anni dopo, è che il finale sia migliore.
Il sospetto è che ci sia stata una regia politica molto attenta nel designare le città candidate
Il sospetto è che ci sia stata una regia politica molto attenta nel designare le città candidate, così da provare a dare impulso a situazioni locali in stallo o peggio. Per fare un esempio, la bocciatura da parte della Commissione Europea del progetto del nuovo Franchi finanziato in parte (circa 55 milioni di euro) con i fondi del Pnrr crea una montagna di problemi al Comune di Firenze che è già alla fase del progetto esecutivo e che ora deve recuperare altrove quei soldi se non vuole buttare a mare tutto. Cosa c’è di meglio della possibilità di agganciarsi al treno dell’Europeo? Ragionamenti che vengono fatti anche alla luce del sole, visto che il sindaco Nardella ha già chiaramente chiesto al Governo di sostituirsi all’Europa nel finanziare l’ultima parte degli interventi sull’impianto disegnato dal Nervi negli anni Trenta (del Novecento) e ritoccato l’ultima volta proprio in occasione di Italia ’90.
Anche Milano potrebbe essere interessata alla vicenda
Anche Milano potrebbe essere interessata alla vicenda. Il progetto del Milan sull’area La Maura pare essersi fermato prima ancora di partire ufficialmente, l’Inter ha chiesto di andare avanti con il dossier nuovo San Siro, mentre il sindaco Sala ha dato 90 giorni di tempo alle due società per prendere una posizione definitiva in un senso o nell’altro. Sul vecchio Meazza, al di là delle beghe politiche e dei veti incrociati, pesa la minaccia di un vincolo contro l’abbattimento che potrebbe scattare dal 2025 e che la Soprintendenza non solo non ha escluso ma ha dichiarato poter essere valutato solo a partire da quella data. Chi si assume l’onere di rischiare? E se alla fine i soldi del dossier Euro 2032 venissero buoni per dare una pennellata di rinfresco al vecchio San Siro, come vogliono i contrari al suo abbattimento?
Sono in tanti a spingere perché l’Italia riesca a strappare l’organizzazione dell’Europeo
Ecco perché sono in tanti a spingere perché l’Italia riesca a strappare l’organizzazione dell’Europeo, un dossier che non trova quasi opposizioni a livello politico e per il quale l’attuale Governo ha garantito pieno appoggio alla Federcalcio e a Gabriele Gravina, che del presidente Uefa Ceferin è diventato anche braccio destro con la fresca nomina a vicepresidente dell’organizzazione calcistica del Vecchio Continente. Si è lasciato scappare il ministro Abodi in queste settimane che “la candidatura all’edizione del 2032 sembra fatta apposta per l’Italia”; non ha torto, ma va sempre ricordato che il ritardo italiano sul piano delle infrastrutture nei confronti della Turchia che corre insieme a noi è al momento enorme.