Il tempo è quasi scaduto e la situazione di campo, con la classifica che piange e la mossa disperata di cambiare allenatore ad ottobre facendo arrivare Stankovic dalla Serbia sperando nella svolta, è solo l’ultimo ma più visibile dei problemi in casa Sampdoria. Il club imbarca acqua, brucia soldi, moltiplica i debiti e non sembra vicino a trovare un compratore che chiuda per sempre l’era Ferrero andando oltre le semplici manifestazioni di interesse che ciclicamente hanno fatto parlare in questi mesi senza trovare riscontri concreti. L’ultima in ordine di tempo, l’interessamento presunto di un membro della famiglia Al Thani dichiarato da un mediatore cui non ha fatto seguito, però, l’invio della documentazione necessaria a cominciare a guardare le carte.
Il progetto sportivo non è altro che la spia visibile della situazione di stallo
In queste condizioni i vertici del trust Rosan, cui il club è stato affidato nello scorso mese di dicembre, dopo l’arresto per crac di altre società del patron Massimo Ferrero, faticano a tirare avanti e il progetto sportivo non è altro che la spia visibile della situazione di stallo. Una condizione che peggiora mese dopo mese, come certificano i conti a bilancio. Il 2021 si è chiuso con un passivo di oltre 24 milioni di euro, il terzo consecutivo (-52 dal 2019) che ha bruciato quanto messo in cassa nei due anni precedenti, quelli dei gioiellini valorizzati e delle plusvalenze su cui Ferrero aveva basato la sua presidenza senza tirare fuori un soldo, facendo leva sui 65 milioni lasciati in eredità dalla famiglia Garrone nel momento del passaggio di consegne del 2014. Una condizione in cui è stato impossibile rinforzare la squadra per i dirigenti ed è sempre più complesso cercare un compratore che sia disposto ad investire i 40 milioni ipotizzati da Ferrero come prezzo giusto per lasciare.
L’indebitamento finanziario netto è passato dai 22 milioni del 2018 agli oltre 90 dell’ultimo esercizio
Anche perché nel frattempo il trustee Gianluca Vidal e il presidente Marco Lanna stanno facendo i salti mortali per garantire il funzionamento dell’azienda Sampdoria. Come? Basta dare un’occhiata al bilancio per registrare la curva in salita dell’indebitamento finanziario netto, passato dai 22 milioni del 2018 agli oltre 90 dell’ultimo esercizio. Utilizzando tutte le agevolazioni messe a disposizione dal Governo per ammortizzare l’emergenza Covid, come fatto anche da altri club del calcio italiano. Insomma, il tempo corre e ne rimane poco. La sensazione sgradevole è che il destino di una società storica della nostra Serie A, protagonista di una delle più belle favole degli anni Novanta, interessi poco o nulla dentro e fuori Genova. Il declino appare così lento ma inesorabile, unendo il destino blucerchiato a quello dei cugini del Genoa ceduti un anno fa da Preziosi a 777 Partners per la cifra simbolica di 1 euro con obbligo di ripianare le passività e tentare il rilancio partendo dalla Serie B, dopo la dolorosa retrocessione dello scorso maggio in un campionato in cui la Sampdoria si è salvata per il rotto della cuffia in un drammatico derby della Lanterna deciso da un rigore sbagliato dal capitano genoano Criscito.
C’è sempre la suggestione di Luca Vialli
Imprenditori locali non si sono fatti avanti, c’è sempre la suggestione di Luca Vialli a capo di qualche cordata che in passato ha provato a scalare la Samp quando Ferrero ancora era in sella e rifiutava ogni ipotesi di cessione. Senza un cavaliere bianco, però, il rischio è che nella finestra di gennaio i dirigenti debbano vendere al miglior offerente i talenti rimasti per recuperare sul mercato il denaro necessario a tirare avanti. In estate il saldo è stato positivo di circa 40 milioni di euro, sufficienti per le spese correnti, non per schierare una squadra competitiva. La classifica è solo conseguenza diretta della crisi profondissima in cui è caduta la Sampdoria; il tunnel è ancora lungo, ma il tempo per tornare alla luce sta scadendo.