E’ altamente probabile, se non sicuro o quasi, che le prossime saranno le ultime settimane di Ivan Gazidis alla guida operativa del Milan. Il dirigente sudafricano, scelto da Elliott nel dicembre 2018 per rimettere in linea di galleggiamento il club, provato dalla stagione cinese, e dargli una visione moderna è in uscita dalla sua posizione di amministratore delegato dove il candidato numero uno risponde al nome di Giorgio Furlani, già presente nel cda, legato a doppio filo alla vecchia proprietà e non sgradito a RedBird di Gerry Cardinale. Si chiude così l’epoca Gazidis ed è interessante provare a fare il bilancio del lavoro di un manager pagato come un top player (non senza qualche polemica iniziale), passato attraverso la dolorosa esperienza della malattia e piano piano entrato nel cuore dei milanisti che in principio hanno faticato ad apprezzarne la figura.
Il Milan è stato risanato e su questo non ci sono dubbi
Il Milan è stato risanato e su questo non ci sono dubbi. Il merito è di Gazidis ma non solo, visto che il sentiero su cui ha camminato la governance rossonera è quello disegnato dalla famiglia Singer, molto attenta a valorizzare il proprio investimento e a consegnare ai futuri proprietari una macchina finalmente funzionante. In campo è arrivato lo scudetto, nel bilancio si è passati dal profondo rosso (senza nero) a un -66,5 milioni di euro al 30 giugno 2022 che non può ancora soddisfare ma rappresenta la conferma di un cammino verso la sostenibilità. Non è un caso che negli ultimi dodici mesi Elliott, come si legge tra le pieghe del bilancio approvato lo scorso 26 ottobre dall’assemblea degli azionisti, abbia dovuto intervenire con soli 5 milioni nel capitale della società.
Il lavoro di Gazidis nell’area più attesa
Più interessante provare a ‘pesare’ il lavoro di Gazidis nell’area in cui era maggiormente atteso visto il curriculum di cui era dotato, tra Major League Soccer e Arsenal. Presentato come un mago delle sponsorizzazioni, i risultati della sua opera si possono leggere provando a paragonare l’ultimo bilancio dell’era cinese (30 giugno 2018) e il primo interamente di quella Elliott (la stagione successiva) con i numeri alla voce sponsorizzazioni e partnership commerciali dello scorso giugno.
I numeri sono positivi
I numeri sono positivi. Il Milan di oggi fattura 82,8 milioni di euro in quella area di ricavi (57,8 da sponsor e 25 da accordi commerciali) ed è pronto a fare un ulteriore balzo in avanti, se è vero che l’ultimo atto del manager sudafricano potrebbe essere il rinnovo con Emirates per la sponsorizzazione della maglia passando dagli attuali 15 a 30-35 milioni di euro a stagione, riducendo il gap con i maggiori competitors europei e allineandosi ai valori della Juventus, club di riferimento in Serie A. Gazidis è entrato a Casa Milan il 5 dicembre 2018, nel mezzo di una stagione di lacrime e sangue al termine della quale nella stessa area il club ricavava 56,8 milioni di euro; la crescita è stata del 46% e, se confermate le nuove cifre di Emirates, si avvicinerebbe al raddoppio.
Oggi il sistema Milan ha una suddivisione equilibrata degli ingressi
Oggi il sistema Milan ha una suddivisione equilibrata degli ingressi: ha sposato Puma strappando un accordo da 15,5 milioni di euro, cui si aggiungono le royalties sui prodotti venduti, è stabile con un grande marchio per la maglia (cosa non scontata visti anche i problemi recenti dell’Inter nel mondo delle criptovalute) e ha sviluppato le partnership che riguardano anche la vendita di pacchetti promozionali legati allo stadio di San Siro arrivano a quasi 27 milioni di euro.
C’è un altro confronto che illustra l’eredità che Gazidis lascia al mondo Milan
C’è un altro confronto che illustra l’eredità che Gazidis lascia al mondo Milan. Dopo la fugace stagione cinese la somma di stipendi per tesserati e ammortamenti dei loro cartellini sfondava quota 215 milioni di euro mangiandosi oltre l’80% del fatturato. Oggi nella rosa di Pioli ci sono calciatori che valgono molto di più, cresciuti grazie al lavoro del tecnico ma scelti prima preferendo una strategia di scouting che ha comportato anche qualche sacrificio doloroso ma che sta pagando; la somma di ingaggi e ammortamenti è scesa (209 milioni di euro) così come l’impatto sui ricavi complessivi (70%). Non tutti hanno compreso gli addii a Donnarumma, Calhanoglu, Romagnoli e Kessie (e ora vedremo quale sarà il finale della soap opera sul rinnovo di Leao): campo e documenti economico-finanziari hanno dato ragione a Gazidis e a chi ha scelto come impostare il Milan del futuro. Quando si presentò, il nuovo amministratore delegato mise in chiaro che il primo obiettivo sarebbe stato rimettere in linea di galleggiamento una nave che rischiava di affondare. Mille e cinquecento giorni dopo può dire di esserci riuscito.