Una maggioranza molto ampia, 365 voti favorevoli, due contrari e due astenuti. Con questi numeri è stato approvato in prima lettura alla Camera dei Deputati, dopo aver avuto l’ok del Senato, il disegno di legge di riforma costituzionale che prevede la modifica dell’art 33 della Costituzione con l’inserimento di un comma «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Attraverso questa integrazione, che necessita di un’altra approvazione da entrambi i rami del Parlamento, per la prima volta si avrebbe un riferimento diretto al valore dell’attività sportiva.
Una scelta deliberata
Un’assenza quella di un rimando all’attività sportiva nella nostra carta costituzionale, in cui il termine “sport” è menzionato dal 2001 nel titolo V della Costituzione. Qui l’ordinamento sportivo è indicato come materia concorrente tra Stato e regioni, che non è casuale. “Fu una scelta deliberata – spiega Lorenzo Longhi, giornalista di “Avvenire” che pubblica insieme a Francesco Caremani la newsletter di analisi sportiva “The Sport Light”. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Assemblea Costituente elaborò il testo si veniva da un ventennio di regime fascista. Lo sport di base e di alto livello erano stati utilizzati dal fascismo come strumento di indottrinamento e di propaganda.”
“Con il passare del tempo – aggiunge Longhi – è diventato però chiaro come parlando di diritti e di libertà in tutte le accezioni, l’assenza di un riferimento allo sport in termine di tutela della salute e di promozione del benessere psicofisico fosse significativo”.
Il progetto di riforma
Questa mancanza ha spinto gruppi di parlamentari di vari schieramenti a presentare progetti di riforma costituzionale, in cui si mirava a inserire un riferimento prima nell’art. 9, dove già si è aggiunto un cenno alla tutela dell’ambiente, poi all’articolo 32, quello dedicato alla tutela della salute. La scelta di modificare infine l’articolo 33 potrebbe aprire nuovi scenari.
“La modifica – spiega Lorenzo Longhi – inviterebbe a intraprendere una serie di politiche che sostengano l’attività di base e dilettantistica in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. L’eventuale approvazione del ddl di riforma costituzionale dovrebbe essere visto come un punto di partenza e non di arrivo”.
Cosa comporterebbe per le associazioni
“Per noi – spiega Alessandro Gargiulo, presidente del Gruppo Sportivo OSA di Sesto San Giovanni affiliato al Centro Sportivo Italiano – sarebbe un riconoscimento. Al nostro lavoro e al nostro impegno quotidiano con i ragazzi”. “Diventando lo sport un diritto costituzionale – prosegue il dirigente – lo Stato si dovrebbe impegnare a renderlo davvero accessibile a tutti, non solo a chi se lo può permettere. Attraverso un sostegno economico o con l’aiuto a progetti che potrebbero per esempio essere svolti nelle scuole”.
I fondi del Pnrr
Intanto però lo sport, al di là dell’approvazione della modifica costituzionale, potrà usufruire dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sono 300 milioni per mettere in sicurezza palestre scolastiche (a decidere sarà il Ministero dell’Istruzione); e 700 milioni di bandi per “interventi tesi a favorire il recupero di aree urbane attraverso la realizzazione e la rigenerazione di impianti sportivi”. Risorse queste ultime stanziabili in tre ambiti: 350 milioni per realizzare impianti; 188 per la rigenerazione degli stessi (per queste prime due categorie ci sono tre tipologie di infrastrutture); e 162 per progetti “su cui sussista l’interesse sportivo/agonistico di almeno una federazione sportiva”. Una pioggia di soldi, con un tetto massimo di spese per città, su cui però la vera sfida, oltre a definire i destinatari, sarà una progettualità che possa assicurare un futuro più roseo allo sport italiano di base.