Di rinvio in rinvio, render dopo render, il calcio italiano si sta condannando ad accumulare altro ritardo alla voce infrastrutture. Ovvero stadi di seconda e (magari) terza generazione, quelli che ci siamo abituati ormai a guardare con una montagna di invidia altrove. E non solo in Inghilterra, Germania o nei movimenti più avanzati: ormai anche nazioni calcisticamente di secondo piano come quelle dell’Est ci sopravanzano in maniera imbarazzante quando si tratta di confrontare i nostri con i loro impianti.
Il futuro di San Siro
True Sports ha spiegato nella scorse settimane perché il progetto del nuovo stadio di Milano è finito in un vicolo cieco: il dossier è stato congelato ora ufficialmente anche dal sindaco Beppe Sala, terminato su un binario morto da cui sarà difficile toglierlo. Costerà tempo e denaro, sempre che non cambino gli scenari politici e calcistici della città che non riesce ad andare oltre il leggendario, ma non più all’avanguardia, vecchio San Siro: una prigione dorata che rischia di sterilizzare le ambizioni di crescita e competitività di Inter e Milan.
La Roma di Pallotta
E altrove? Il panorama è desolante. Se Milano non ride, Roma piange dopo la decisione – saggia – dei Friedkin di staccare la spina al faraonico e osteggiato progetto di Tor di Valle su cui si è schiantata la presidenza Pallotta. Sono stati persi nove anni (2012-2021), decine di milioni di euro e ora la promessa è di ricominciare da capo con le solite garanzie (?!?) che non c’è nessun interesse a mettere i bastoni tra le ruote agli investitori. Difficile fidarsi.
A Firenze paga lo Stato
A Firenze il self-made man Rocco Commisso si è arreso. Non hanno voluto fargli fare una ristrutturazione radicale del Franchi (anno di costruzione 1930), non hanno creato le condizioni perché costruisse qualcosa di nuovo nell’area Mercafir e toccherà al Comune metterci i soldi per ristrutturare l’attuale stadio offrendolo poi alla stessa Fiorentina perché alternative non ce ne sono. Il costo? Un centinaio di milioni, con la trovata di prenderli dai fondi del Recovery Plan. Tutti contenti, paga Pantalone.
Le altre
Il Cagliari attende da 15 mesi notizie sulla variante urbanistica che deve sbloccare un progetto bellissimo sulla carta ma fermo dal 2019; la promessa è che risposte dovrebbero arrivare a breve. Più avanti, per fortuna, è il Bologna che metterà mano allo storico Dall’Ara con lavori previsti al via per il 2022 e un iter che sta andando avanti, tanto che si sta già progettando l’impianto temporaneo che dovrà ospitare i felsinei nel periodo del trasloco forzato.
Altrove siamo al dibattito puro. Come a Verona, dove esiste l’idea di una nuova arena disegnata esternamente proprio come quelle di epoca romana, con il solito contorno di attività commerciali a supporto. Bellissimo (il render ormai del 2019) e discusso. Come tutto in Italia, mentre il resto d’Europa sta già mettendo in cantiere gli stadi di terza e quarta generazione.