Avanti subito con lo stadio, senza perdere tempo, con la posa della prima pietra già nel 2022 per dotare subito Inter e Milan di un impianto all’avanguardia. Tutto fermo, invece, per il resto del progetto perché l’accordo con il Comune di Milano dalle due anime – quella interventista del sindaco Sala e quella Verde del ‘No’ ai lavori – rischia di rallentare troppo il lavoro dei due club che da due anni studiano come sostituire il vecchio Meazza. Alla fine il passo avanti delle società di calcio di Milano è un mezzo passo indietro, nel senso che pur di far partire il treno dello stadio hanno scelto di proporre al sindaco Sala di stralciare per il momento tutto il resto.
Nuovo Stadio San Siro, passo indietro delle due squadre
Una svolta non da poco, che quasi certamente consentirà di arrivare al 2025 con l’inaugurazione dell’impianto che il presidente del Milan, Paolo Scaroni, continua a definire “il più bello del mondo”, ma che apre una nuova fase di mediazione su quello che per mesi è stato il nodo centrale della trattativa con Palazzo Marino. Inter e Milan avevano già messo mano al planning originario apportando 16 modifiche, accettando di tenere in piedi una parte del vecchio Meazza senza abbatterlo subito, cancellando qualche edificio e arrivando a un compromesso sulle volumetrie in deroga al Piano di Governo del territorio, sempre dentro i limiti concessi dalla legge sull’impiantistica.
Sacrificio sugli investimenti per accontentare l’anima “Verde”: basterà?
La rielezione di Sala, quasi acclamato al primo turno con la sparizione di buona parte dell’ala sinistra della sua maggioranza pareva un preannuncio di via libera in fretta e senza ulteriori sacrifici. Invece la strada rimane in salita mentre la clessidra del tempo corre veloce: il nuovo stadio deve essere completato entro il febbraio 2026 quando Milano ospiterà la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi che ha ottenuto insieme a Cortina. Il rischio era, dunque, rimanere incastrati in una trappola del tempo. La soluzione che Paolo Scaroni e Alessandro Antonello, amministratore dell’Inter, hanno portato sul tavolo di Palazzo Marino ha del clamoroso perché fin qui era parso che il destino delle due parti dell’investimento (600 milioni di euro per lo stadio e altri 600 per il distretto) fosse inscindibile.
Inter e Milan: la priorità è lo stadio
“L’idea è partire a tutta velocità su quella che rimane la priorità mentre per il real estate parleremo con calma e troveremo un’intesa con il Comune nei prossimi mesi” è il pensiero di Scaroni. Anche perché il Covid con il suo cambio di abitudini ha lasciato un segno e non è detto che quanto progettato nel 2018 possa ancora essere funzionale e redditizio nel 2022. Da parte di Inter e Milan c’è ottimismo sul fatto che questa disponibilità possa sbloccare in fretta la situazione. La partita è delicata perché entrambe le proprietà, il fondo Elliott e il gruppo Suning (per quanto in difficoltà) considerano l’impianto di terza generazione l’unica via per consentire ai due club di tornare ad essere competitivi in Europa, non dovendo rinunciare ai migliori giocatori perché fuori portata per le possibilità economiche di bilanci in profonda sofferenza.
La parola chiave è sostenibilità. Fin qui è sempre stata declinata legando il progetto stadio (Popoulous favorito sugli Anelli) al resto del distretto. Ora lo scenario è cambiato, sempre che il passo indietro venga considerato sufficiente da chi a Palazzo Marino continua a immaginare che l’unica soluzione accettabile sia la ristrutturazione del vecchio Meazza, considerata dalle società una spesa inutile.