«Sarà anche il miglior tiratore di sempre, ma alla fine quello che conta sono gli anelli…». Si sta discutendo molto negli Stati Uniti dopo che Stephen Curry ha stabilito il nuovo record per i tiri da tre punti realizzati nella carriera. La soglia dei 3mila sarà presto superata ed all’orizzonte è difficile ipotizzare che qualcuno possa un giorno superarlo. Ma il punto non è questo; è stabilire se, davvero, si tratti del GOAT (greatest of all time), del più grande di sempre.
Stephen Curry e record: l’analisi
L’analisi non può che partire da alcuni parametri e considerazioni tecniche: Stephen Curry ha una velocità di tiro (o di «rilascio» della palla, come dicono quelli bravi) che non ha eguali. Tu credi che stia palleggiando ed in pochi decimi di secondo quello che sembrava un palleggio diventa un tiro, semplicemente immarcabile. Qualcuno al di là dell’Oceano si è pure preso la briga di misurare questo tempo, arrivando a stabilire che stiamo parlando di meno di 3 decimi di secondo.
Curry è il tiratore perfetto
La seconda considerazione è il raggio, la gittata. Curry non ha limiti: superata la metà campo tutto diventa possibile.
Bastano queste due cose per farne il più grande di tutti i tempi? Ecco, la risposta semplicemente non esiste perché Stephen Curry, il tiratore Stephen Curry, ha anche avuto la straordinaria fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Ci spieghiamo.
Il tiro da tre punti non esiste da sempre nella Nba; la sua introduzione scatta bnel 1979. Erano gli anni di Doctor J e dei 76ers, dei Celtics di un giovanissimo Larry Bird, dei primi anni dello Showtime dei Lakers di Magic. Gente che giocava un basket diverso, molto più vicino a canestro e che di tirare da così lontano non ci pensava nemmeno, non perché non potessero fare canestro, ma semplicemente perché fin da quando erano bambini tutti gli allenatori avuti gli hanno spiegato che era meglio fare altro.
La storia dei tre punti
É dalla fine degli anni ’90 che il tiro da tre diventa la prima vera arma del gioco. Basti pensare che i Bulls di Jordan nell’anno del loro sesto ad ultimo titolo in un’intera stagione, playoff compresi, hanno tirato 962 volte da dietro l’arco. I Golden State Warriors di Curry quest’anno viaggiano a 41 tentativi a gara, con una proiezione sulle sole 72 gare della stagione regolare da quasi 3000 tiri: il triplo. Insomma, il basket ideale per questo piccolo grande fenomeno.
Anche se la percentuale di realizzazione (ad oggi in stagione 39.7%) non è clamoroso se pensiamo che Cody Martin di Charlotte tira da dietro l’arco con un impressionante 50,7% (certo, con un po’ più di libertà rispetto a Curry…).
La domanda di fondo rimarrà quindi senza risposta come già accaduto nel confronto tra MJ e Lebron, o tra i Bulls ed i Lakers. Come accade anche in altri sport (Senna o Schumacher o Hamilton? Valentino Rossi o Agostini? Federer o Lever?)…
Non ci resta che affidarci al solito modo di dire, alla saggezza degli scrittori: «Ai posteri l’ardua sentenza».