Luna di miele finita tra il calcio italiano e il ministro dello sport, Andrea Abodi. In particolare il freddo (non ancora gelo visto che le diplomazie sono al lavoro) è sceso tra il neo nominato responsabile dello sport italiano e i club di Serie A sulla cui testa pende, come una spada di Damocle, la scadenza del 22 dicembre prossimo: oltre 500 milioni di euro, ma la cifra è stimata in difetto, da versare alle casse del Fisco e per le quali le società speravano di poter contare su una certa flessibilità sotto forma di sospensione ulteriore di sanzioni e interessi in caso di rateizzazione.
Il pallone sarà trattato come tutti gli altri settori industriali del Paese
Nulla di tutto questo, almeno a sentire il ministro Abodi che davanti alle commissioni parlamentari ha chiarito che il pallone sarà trattato come tutti gli altri settori industriali del Paese e, quindi, potrà godere di quanto previsto dalla legge e nulla più. Significa un semplice differimento tecnico della scadenza (dal 16 al 22 dicembre) e, in caso di rateizzazione che è prevista dalla norma, l’applicazione degli interessi e delle sanzioni che erano state sterilizzate fin qui come provvedimento compensativo per sostenere il settore nella crisi economica derivata dalla pandemia.
Una posizione rigida che ha gelato speranze e convinzioni della Lega Serie A
Una posizione rigida che ha gelato speranze e convinzioni della Lega Serie A. Nessuno metteva in dubbio l’obbligo di pagare, ma il pensiero è che questa flessibilità sarebbe stata estremamente necessaria visto che i bilanci dei club ancora risentono in maniera importante dell’impatto del Covid, delle chiusure oltre quanto imposto ad altre ‘economie’ decise dallo Stato (vedasi limitazioni negli accessi allo stadio quando altrove tutto era aperto) e del rifiuto di riconoscere qualsiasi forma di ristoro a differenza di filiere supportate in ogni modo negli ultimi due anni.
Il calcio di punta della Serie A ha ricevuto qualche briciola come rimborso per le migliaia di tamponi imposti per poter riaprire (ricordate le crociate dell’allora ministro Spadafora?) a fronte di perdite per centinaia di milioni di euro. L’aspettativa era, insomma, che si consentisse di rateizzare senza ulteriori aggravi. Il ministro Abodi ha detto no, ma a sorprendere è stata la motivazione (“Il calcio è un settore industriale che non vive fuori dal mondo che lo circonda”) perché è la stessa che per mesi Figc e Lega Serie A avevano cercato di far passare nel 2020 e 2021 per poter ricevere lo stesso trattamento degli altri in materia di ristori a fondo perduto. Venendo respinti con perdite.
Le diplomazie sono al lavoro e i presidenti si appoggiano molto a Claudio Lotito
E adesso? Le diplomazie sono al lavoro e i presidenti si appoggiano molto a Claudio Lotito, neo senatore che sta cercando di fare da cinghia di collegamento con i palazzi della politica. In ogni caso la maggior parte delle società è in grado di far fronte alla scadenza senza allarmi rossi, anche se si sussurra che ci siamo alcuni club in difficoltà. Chi? Il pensiero va alla Sampdoria, che sta attraversando un momento complicatissimo di transizione societaria e che ha i conti in forte fibrillazione, e al Verona della famiglia Setti. Ma anche Torino, Lazio (dello stesso Lotito), Udinese, Lecce ed Empoli non accoglierebbero con dispiacere l’eventualità di poter rateizzare con meno aggravi per bilanci già in tensione. C’è ancora qualche settimana per correre ai ripari mentre la Serie A è alle prese con la dieta che colpirà le squadre sul mercato di gennaio; la possibilità di operare nelle trattative sarà sempre più legata alla sostenibilità nei conti e non è detto che tutti potranno muoversi allo stesso modo.