Dov’eravamo rimasti? Settimana scorsa tutti i giornali riportavano lo sfogo (non casuale) del Presidente del Coni, Giovanni Malagò pronto alle dimissioni. Una «bomba» che però è rimasta inesplosa, com’era abbastanza prevedibile.
Malagò infatti non ha mai avuto l’intenzione di lasciare il suo incarico, soprattutto fino all’ultima grande sfida, le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Di sicuro però il numero 1 dello sport italiano voleva dare una scossa ad un sistema che pare immobile, e stiamo usando un eufemismo. Perché da tempo, e stiamo parlando di anni, lo sport italiano sembra soprattutto a livello istituzionale fermo all’età della pietra. E gli annunci di rivoluzioni, riforme, nuovi progetti ed organigrammi, duravano il tempo di una dichiarazione.
Al centro della vicenda c’è l’arcinota agenzia Sport & Salute che tre anni fa si è presa (su volere del governo gialloverde) una grande fetta dei dipendenti del Coni e che ora, in rispetto al decreto del governo giallorosso, dovrebbero tornare alla casa madre. Un ritorno che però va per le lunghe e, secondo Malagò, non permette il normale funzionamento del comitato olimpico italiano.
Il colpevole è stato individuato in Michele Sciscioli, alla guida del Dipartimento dello Sport e, soprattutto, uomo di grande fiducia del Ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti. Mentre sembrerebbe esclusa dalle critiche di Malagò Valentina Vezzali, sottosegretaria allo Sport e atleta plurimedagliata.
Frizioni politica-sport, il messaggio di Draghi
In realtà nei corridoi si racconta che tra i due in realtà le frizioni non manchino, da entrambe le parti. La vetrina olimpica che si avvicina è troppo allettante per non volere essere in pole position a prendersi oltre che gli oneri, anche gli onori. Una lotta che di fatto segna le frizioni tra i due poteri, quello sportivo e quello politico, che per forza, sono indispensabili per la gestione dello sport italiano e per l’organizzazione delle olimpiadi invernali 2026.
Le tensioni, diocono i ben informati, sono arrivate fino alle orecchie di Palazzo Chigi che, in tipico Draghi-style, ha dato mandato ai protagonisti di stemperare le tensioni, parlarsi e trovare una soluzione intelligente e capace di accontentare tutti. Altrimenti, è il non detto, come già successo per altre questioni, intervengo io…
Sempre aperta la questione Vincenzo Novari
In tutto questo clima di certo non disteso vanno aggiunte le nubi attorno alla figure dall’amministratore delegato di Milano-Cortina 2026, Vincenzo Novari, come vi abbiamo raccontato da quasi un mese vicino all’addio, un po’ per convinzione, un po’ per costrizione.
E anche qui i vari poteri in campo invece che collaborare cercano di spingere per il loro «cavallo». Beppe Sala spinge per Alberto Baldan, suo uomo di fiducia, ed avrebbe ottenuto l’appoggio di Malagò in questo senso. Dall’altra parte però Regioni (della Lega) e governo (con Giorgetti, Lega pure lui) spingono per il diritto di scelta facendo pesare sul tavolo della trattativa come alla fine sono proprio loro, le istituzioni che mettono i soldi in questa vicenda. Chi la vincerà?
La partita corre sotto traccia anche perché liberare Novari non è facile dal punto di vista economico (si parla di una cifra vicina al milione di euro) e professionale (serve un nuovo posto di lavoro, e di un certo prestigio).
Ps. In tutto questo i lavori sono ancora fermi e la tensione in certe zone (soprattutto in Valtellina, che resterà senza la tanto attesa nuova superstrada per arrivare a Bormio) sale…