Nuove nubi si addensano sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Non bastano infatti le polemiche (anche personali) tra i veri enti in campo che siano Coni, Regione Lombardia, Regione Veneto, Governo e Comuni; e non bastano nemmeno i musi lunghi sui lavori e sugli impianti, i primi meno strutturali di quello che ci si aspettava (soprattutto per la mancata superstrada della Valtellina che a Bormio attendono da decenni), i secondi dietro cui aleggia sempre il rischio che si tratti di costruzioni pronte a diventare, allo spegnimento della fiamma olimpica, delle cattedrali nel deserto come accaduto ad esempio al trampolino del salto costruito a Pragelato per i giochi di Torino 2006.
La guerra ha “sballato” il campo, situazione esplosa in Veneto
Oggi a tutto questo, si aggiunge un nuovo problema; la guerra e non solo, hanno fatto salire i prezzi dell’energia e di tutte le materie prime. Questo ha di fatto “sballato” il campo, soprattutto per quel che riguarda i prezzi dei bandi legati ai lavori. Prezzi cresciuti del 30% e che rendono questi lavori impossibili da sostenere per qualsiasi impresa. Così accade che alcuni di questi bandi, grandi e piccoli, hanno cominciato da mesi ad andare deserti. Prima si trattava di voci, legate a micro opere comunali, come sistemazione di rotonde, nuove piste ciclabili e cose simili, ma poi la situazione è esplosa, soprattutto in Veneto.
Zaia: “La revisione dei prezzi per le opere pubbliche è fondamentale”
A denunciare la gravità della situazione lo stesso Presidente della Regione, Luca Zaia che pochi giorni fa non ha usato giri di parole: “La revisione dei prezzi per le opere pubbliche è fondamentale per la riuscita effettiva delle strutture legate alle Olimpiadi di Milano-Cortina – ha affermato il Governatore – Già ora in molti piccoli comuni le gare per la realizzazione di infrastrutture e lavori pubblici vanno deserte. Serve una revisione dei prezzi congrua e in tempi rapidi; il rischio è che anche le opere olimpiche restino ferme”. A questo poi va aggiunta la difficoltà nelle forniture di materie prima con i cantieri di tutta Italia a soffrire, obbligati a dilatazioni dei tempi dei lavori anche del 50%.
Una situazione complessa, quindi, e anche molto difficile da risolvere. Anche i lavori del Pnrr per esempio, stanno affrontando lo stesso problema al punto che si comincia all’interno anche del Governo a parlare di una sua riscrittura, con buona pace di Bruxelles che dovrebbe trovare altre decine di miliardi di euro.
Le strade sono due
Che fare? Le strade sono due: o qualcuno, che sia il Cio, il Governo o gli enti locali, trovano nuovi fondi per portare i prezzi al livello attuale o oppure bisognerà ulteriormente scegliere quali opere realizzare rinunciando ad altre.
C’è però un fattore terzo che lascia aperta una nuova porta: il tempo. C’è infatti ancora modo di attendere che la crisi passi, la guerra finisca, l’inflazione si blocchi ed i prezzi tornino ai livelli di prima. La scelta quindi per molti al momento è il rinvio. Ma entro la fine dell’anno qualcosa deve succedere altrimenti dal 2023 si comincerà con le scelte, dolorose.