Se c’è una cosa che oramai dobbiamo dare per assodato nella Fia è che la sua principale caratteristica è la lentezza. Ed è il colmo dato che stiamo parlando della federazione internazionale delle automobili, quelle che gareggiano al massimo della velocità, sul filo dei centesimi. Ma loro no. La Fia quando c’è di mezzo la Formula 1 ha scelto di fare le cose con calma, troppa calma, di attendere, aspettare e rinviare.
Dal finale del mondiale a Monza
Dal finale del mondiale dello scorso anno con il regalo fatto alla Red Bull e a Verstappen (vittima e non complice, sia chiaro, di questo disastro) a cui è stato concesso il cambio gomme per l’ultimo decisivo giro ad Abu Dhabi ad oggi è una sequela di errori da far paura. Prendiamo per esempio la gara di domenica scorsa dove per la punizione di Perez per non aver rispettato in maniera lampante ed evidente le regole di gestione della Safety car è arrivata non a gara in corso ma diverse ore dopo, con una lentezza inspiegabile. O basta tornare a Monza dove alla fine si è assistito ad un ultimo giro dietro alla Safety car con le macchine in parata ed i fischi del pubblico (che ha sborsato fior di quattrini per godersi lo spettacolo) invece che utilizzare la bandiera rossa e regalare un finale ad alta tensione e ad altissima velocità.
L’ultima brutta figura sul budget cup
L’ultima di questa sequela di brutte figure è arrvata pochi minuti fa per la tanto attesa decisione finale sulla questione del presunto sforamento da parte proprio di Red Bull del budget cup, cioè del tetto sulla spesa concesso ad ogni team. Una voce che ha cominciato a ronzare settimana scorsa prima della gara di Singapore e che già evidenziava il primo, leggerissimo, problema di tempistica. Si, perché la presunta violazione non riguarderebbe la stagione in corso ma proprio il 2022. Insomma, 11 mesi dopo la fine del mondiale alla Fia sono finalmente riusciti a raccogliere i bilanci e a fare i loro conti. O meglio, non ci sono ancora riusciti dato che oggi la decisione presa dai vertici è stata di rinviare tutto al prossimo 10 ottobre. Rinvio quindi. Tutto questo lasciando così per un’altro weekend di gara (si corre infatti in Giappone) spazio ad illazioni, ipotesi di complotto o favoritismi, possibili penalizzazioni etc etc etc. Qualsiasi cosa succederà settimana prossima è evidente che la Fia ha perso dato che ha tolto la credibilità necessaria allo sport che dovrebbe invece tutelare prima di ogni cosa.
Alla fine si troverà una soluzione Salomonica
Oggi nei corridoi della sede Fia a Parigi e nel paddock della Formula 1 in Giappone sono tutti convinti che alla fine si troverà una soluzione Salomonica. Si comincerà dicendo che il tetto alle spese è stato si infranto ma solo del 5% (sono 6 milioni di euro, mica bruscolini); si aggiungerà che si è trattato di un errore contabile (perché i team a quanto pare hanno i migliori ingegneri ma a commercialisti stanno messi maluccio) e si finirà per dire che la Red Bull (e la Aston Martin) non sapevano. Così finirà con una multa che nulla comporterà dal punto di vista sportivo del 2022 ma anche del 2023 e 2024. Peccato che la macchia nera sul mondiale passato, su quello di oggi e su quello di domani, resteranno. E, lo sappiano a Parigi, Liberty, proprietaria del Circus di Formula 1 di tutto questo è stufa. Vuole regole certe, vuole soprattutto che le regole vengano rispettate e che le eventuali sanzioni previste ci siano. Difficile convincere grandi aziende a investire decine di milioni per una cosa sporca.