Non c’è un soldo, ma tutti progettano di usare il mercato di gennaio per rinforzare le squadre, avviare i piani di investimento della prossima estate e, quando possibile, dare anche una sistematina al bilancio. Eccoci alla vigilia del mese più pazzo del calcio italiano e non solo: si parte lunedì 2 gennaio per una volta che si chiuderà martedì 31 gennaio. La particolarità è che mai come quest’anno le vicende di mercato si intrecceranno con quelle di campo, visto che nelle stesse settimane la Serie A si rimetterà in moto con tanto di turno infrasettimanale (4 gennaio), Supercoppa italiana in Arabia Saudita con il derby Inter-Milan e Coppa Italia per le big. Nessuna paura: è già accaduto ad agosto a causa della partenza anticipata del campionato per lasciar poi spazio al Mondiale del Qatar. Allenatori e squadre sono sopravvissuti allora e certamente lo faranno anche adesso.
Mercato di riparazione? Nella realtà c’è chi non si muove per niente e chi prova a invertire la tendenza
Tradizionalmente viene definito il mercato di riparazione, nel senso che dovrebbe consentire a chi ha commesso degli errori in fase di costruzione della stagione di intervenire. Nella realtà c’è chi non si muove per niente e chi prova a invertire la tendenza. Non ci sono soldi, ma non è detto che non vengano spesi. Un anno fa (fonte il sito specializzato Transfermarkt) il saldo per la Serie A fu negativo per 52,9 milioni di euro per colpa delle spese tornate quasi a livelli pre-Covid: 183,3 a fronte di 130,4 milioni di incassi.
Che quello di gennaio sia un mercato povero è, insomma, una leggenda metropolitana
Che quello di gennaio sia un mercato povero è, insomma, una leggenda metropolitana. Dal 2017 al 2022 ha visto investimenti per oltre 730 milioni di euro. E’ vero che le società, a metà del guado della stagione e con l’obbligo di cominciare a far tornare i conti non solo in campo, stanno attente all’equilibrio tra entrate e uscite e così il saldo complessivo del quinquennio è in rosso per ‘soli’ 103 milioni di euro. Però la moda degli ultimi tempi è travestire i colpi di mercato invernali con il manto dell’anticipo di operazioni già studiate per l’estate successiva.
E’ successo un anno fa alla Juventus quando ha avvicinato Vlahovic che giocava nella Fiorentina
E’ successo un anno fa alla Juventus quando ha avvicinato Vlahovic che giocava nella Fiorentina; un colpo da oltre 80 milioni di euro complessivi che l’allora dirigenza spiegò proprio con la formula dell’acquisto fatto con sei mesi d’anticipo per garantirsi subito un impatto sui risultati. A volte funziona, a volte meno e costringe poi a nuovi extra budget per coprire i fallimenti sportivi. Di sicuro le vicende juventine nell’inchiesta della Procura di Torino consiglieranno a tutti massima prudenza alla voce plusvalenze anche se c’è tempo a gennaio e poi a giugno per intervenire sui conti economici di questa stagione.
La tendenza dovrebbe essere a un rialzo
La tendenza dovrebbe essere a un rialzo rispetto a quanto accaduto nel gennaio 2022: 183 milioni spesi e 130 incassati. Il Covid non ha finito di far sentire i suoi effetti sull’industria del pallone, ma l’intervento del Governo che ha consentito di rateizzare senza enormi sanzioni i debiti fiscali degli ultimi due anni fa sì che le società non abbiano l’acqua alla gola. Immaginare che riversino tutto il denaro risparmiato oggi sul mercato significa sfidare la logica, però è un dato di fatto che ci sarà maggiore disponibilità economica immediata.
Nel gennaio 2020 le squadre italiane toccarono quota 232 milioni di euro spesi sul mercato contro i 190 incassati
Il record degli ultimi anni appartiene proprio alla finestra consumata mentre in Cina già si stava diffondendo il virus. Nel gennaio 2020 le squadre italiane toccarono quota 232 milioni di euro spesi sul mercato contro i 190 incassati. Poi il dimezzamento del 2021 (109 milioni spesi e un saldo negativo di soli 20) e la risalita. Rispetto agli anni delle vacche grasse i volumi generali sono comunque calati. C’è un inverno segnato nel libro degli operatori di settore come quello della svolta ed è il 2018: solo 52 milioni investiti e saldo positivo di quasi 60. Non è più accaduto dopo e non era accaduto prima: la necessità di ridimensionamento cominciava a far sentire i suoi effetti in Italia. Non siamo ancora al capitolo successivo della storia.