“Un suicidio perfetto. E qui si rischia più che di perdere un Mondiale, di perdere qualcosa di peggio: un fuoriclasse…”. Nel giorno della vittoria, la prima in carriera, per Carlos Sainz in Formula 1, la Ferrari riesce nel clamoroso risultato di rovinarsi da sola la festa. La gestione del muretto box durante tutta la gara di Leclerc e la foto finale di Mattia Binotto che lo rimprovera con l’ormai famoso «ditino» alzato come un padre che sta sgridando il figlio adolescente rischia infatti lasciare cicatrici profonde nel team. O meglio, nel rapporto tra Leclerc e la Rossa.
Ripartiamo dalla gara
Per due volte Leclerc si trova dietro Sainz ed è nettamente più veloce. Il monegasco chiede strada. Dal box la risposta è negativa: “Siete liberi di giocarvi gara e posizioni”. In pratica per la Ferrari non esiste un primo ed un secondo pilota. Questo fa perdere tempo a Leclerc, pressato alle spalle da Hamilton, fino a quando, davanti all’evidenza del passo superiore del monegasco dopo una ventina di giri arriva l’ordine di scuderia.
Il peggio però capita con l’ingresso della Safety Car
Ai box di Maranello viene richiamato solo Sainz mentre Leclerc prosegue. La spiegazione del muretto sembra sia stata l’impossibilità di fare un doppio cambio. I tempi però raccontano l’opposto. La distanza tra i due piloti della rossa era superiore ai 3 secondi che necessitano normalmente per il cambio gomme. E poi l’importante sarebbe stato salvaguardare Leclerc, in lotta ancora per il Mondiale che avrebbe potuto recuperare molti più punti a Max Verstappen, bloccato nelle retrovie da un problema meccanico. Così, alla ripartenza, Leclerc si trovava unico a dover fronteggiare piloti con gomme più leggere e più fresche; una lotta impari che lo ha fatto cadere giù dal podio.
Le parole del dopo gare del monegasco sono state dure, naturali, comprensibili
“Sicuramente anche oggi non è stata presa la decisione giusta. Non sono nessuno per chiedere chiarimenti alla squadra, sicuramente è frustante ma non vorrei che la mia delusione oscurasse la felicità per il primo successo di Carlos». Secca la risposta di Binotto, immortalato con il ditino rivolto verso il suo pilota: «gli ho detto di calmarsi perché ha fatto un garone».
La questione è finita qui? No, ed è questo il problema
Perché questa scelta arriva a poche gare dal suicidio di Montecarlo dove Leclerc si è visto portare via una facile vittoria da un’altra scelta errata della scuderia. Due gare buttate che se fossero state gestite in maniera diversa avrebbero portato ad una classifica nel mondiale piloti di assoluto equilibrio oggi. Inutile dire che alla red Bull o alla Mercedes nulla di tutto questo sarebbe mai successo. Verstappen ed Hamilton sono le prime guide, gli altri dei paggetti al loro servizio. Alla Ferrari no, o, almeno, nei fatti non lo è.
Ed ecco quindi la considerazione di inizio testo, fatta da un noto personaggio del mondo della Formula 1: Leclerc quanto è disposto a sopportare? Basterà il suo immenso amore per la Ferrari per legarlo a vita al sedile della Rossa? La risposta, purtroppo, è no perché Chalres, come ogni campione, vuole vincere, corre solo per vincere. Già si arriva da due anni tragici ma oggi, con una macchina vincente, rovinare la festa rischia di farge ancora più male. A Charles ed ai tifosi della Rossa che, non va mai dimenticato, non vedono un pilota vincere il mondiale da 14 anni. Troppi, soprattutto per farsi del male da soli.