Così diversi, così uguali. Dieci giorni fa il presidente cinese Xi Jinping è stato rieletto Presidente della Cina per la terza volta, un’elezione arrivata per acclamazione. Voci contrarie? Nessuna. Altri candidati alla presidenza? Nessuno. La stessa cosa è andata in scena a Kigali, in Ruanda, dove il congresso della Fifa ha rieletto anche qui per acclamazione. Gianni Infantino alla guida del calcio mondiale per il prossimo quadriennio. Voci contrarie? Nessuna. Altri candidati alla presidenza? Nessuno.
Infantino, lo Xi della Fifa
Le polemiche per il Mondiale del Qatar, di cui Infantino è sempre andato fiero, sono finite nel vuoto. Come nel vuoto sono finite le notizie sulle migliaia di morti nei cantieri; così come finite nel vuoto sono finite le voci contrarie per aver regalato (per molti addirittura “venduto”) il principale torneo di calcio del mondo ad un paese dove i diritti civili sono ben lontani da quelli propagandati dalla Fifa stessa.
Così diversi, così uguali, quindi. In realtà Xi Jinping ha qualcosa in più. Basta ascoltare la parole di Infantino dopo la sua rielezione. Cominciamo con il pensiero, simpatico, rivolto proprio al nostro paese: «Spero che l’Italia possa partecipare ai prossimi Mondiali. Non ce l’ha fatta quando c’erano 36 squadre; adesso che le abbiamo portate a 48 dovrebbe riuscire a qualificarsi. Altrimenti possiamo aumentare i partecipanti a 64, oppure a 128, fino a che non si qualificano….». Simpatico come un dito nell’occhio.
Il paragone col Rwanda e gli E-game
Ma non è stata l’unica perla regalata alla stampa ed ai presenti. In una sorta di delirio di onnipotenza ha addirittura paragonato la sua rielezione, la sua lotta per la conquista della poltrona, al genocidio avvenuto proprio in Rwanda. «Ho detto: chi sono io per arrendermi… Ciò che questo Paese ha sofferto e come questo Paese si è rialzato è fonte di ispirazione per il mondo intero. Quindi, di certo non potevo arrendermi io. Sono rimasto, ho continuato a fare campagna elettorale, sono stato eletto presidente della Fifa». E, anche qui, via libera ad un mare di polemiche.
Come se non bastasse poi Infantino ha fatto arrabbiare anche i giovani appassionati di gaming dopo la rottura tra EA Sports e Fifa, parlando di «e-game…», dimostrando la scarsa conoscenza della materia. Viene quindi da chiedersi come mai un Presidente che sembra più a suo agio con le gaffe ed i selfie (ricordate quello fatto con una persona davanti alla bara con il corpo di Pelè, oppure le polemiche per la presenza di Salt Bae, lo chef più famoso (e caro) del mondo, molto amico di Infantino, pizzicato con la Coppa del Mondo in campo in mezzo alla Nazionale argentina…) possa essere così tanto amato dai delegati di tutto il mondo. Semplice: la Fifa è una macchina da soldi. Il fatturato complessivo cresco, i Mondiali del Qatar per la Federazione sono stati un vero e proprio affare e per il futuro le previsioni raccontano di un fatturato in ulteriore crescita grazie a manifestazioni di fatto annuali, dallo scarso valore sportivo ma dall’alto impatto economico.
Le prossime mete della Fifa di Infantino
E, le idee piuttosto chiare per il prossimo Mondiale: l’Arabia Saudita è in pole position con lo stesso schema di successo sperimentato dal Qatar. Questa volta però l’idea (per salvare un po’ la faccia) è quella di una doppia nazione ospitante. Si era addirittura parlato della Grecia ma anche dell’Italia; un paese occidentale in aggiunta a quello arabo per evitare errori e polemiche dei mondiale 2022. Gianni e Xi, così diversi, così uguali.