Sconfiggere Thanos è sicuramente d’impatto, quello schiocca le dita e manda metà della popolazione mondiale al Creatore. Ma volete mettere riuscire a battere Pavia nel 1992? ‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La Leggendaria Storia degli 883’ potrebbe essere davvero la miglior serie italiana dell’anno. Perché racconta, in maniera del tutto verosimile poi chissà, una storia che tutti conosciamo ma in cui non sapevamo di poterci riconoscere così tanto
883. Max Pezzali e Mauro Repetto, quando si sono presentati da Claudio Cecchetto, manco avevano pensato al nome da darsi. Questo è soltanto uno dei tantissimi, sfiziosi aneddoti custoditi nella serie Sky ‘Hanno Ucciso L’Uomo Ragno – La Leggendaria Storia degli 883’. Un titolo più lungo non si poteva proprio fare, ma forse questo è l’unico ‘difetto’: non ci sta in un tweet. Del resto, siamo alla fine degli anni Ottanta, non esistevano nemmeno i cellulari. Però esisteva Pavia, nel brutto mezzo del niente, con le sue “due discoteche e centosei farmacie” come recita la sigla, riprendendo lo storico verso di ‘Con un Deca’. Non prendiamoci in giro: gli 883, le canzoni degli 883 – come quelle di Pezzali solista, fanno parte del nostro DNA. È statisticamente impossibile, innaturale per un italiano non conoscere a memoria ‘Come Mai’ e stonarla a memoria, mano sul cuore, ogni volta che capita di risentirla. Sydney Sibilia (‘Mixed By Erri’, la trilogia di ‘Smetto Quando Voglio’) con questa serie dirige la origin story di due Avengers con unico super potere tra le mani: la sfiga. E regala, così, la miglior serie tv dell’anno.
Pezzali e Repetto, i nostri Avengers della sfiga
Il diavolo e l’acqua santa, Mauro Repetto e Max Pezzali. Nella serie, sono interpretati rispettivamente da Matteo Oscar Giuggioli ed Elia Nuzzolo. Il livello di recitazione è notevole specie perché non sembra quasi mai che stiano ‘recitando’: l’impressione è di assistere davvero all’epopea di due sbarbatielli di provincia senza speranze. Come un viaggio nel tempo, non un flash forward. Possibilità di farcela non ne avevano. In primis per la timidezza di Pezzali, la legge di Murphy fatta a persona. Repetto, invece, una sconsiderata testa d’ariete, spavaldissimo. Non sa cosa diavolo fare, ma lo fa benissimo, non ha un dubbio manco per sbaglio, incrollabile. Potevano non conoscersi, anzi, si incontrano per caso all’ultimo anno di liceo quando Max se lo ritrova compagno di banco nella scuola in cui i suoi lo travasano dopo una pesante bocciatura. E un’estate trascorsa ai lavori forzati, nel negozio di fiori dei genitori specializzati in funerali, per punizione.
Stesso contesto desolante, due maniere totalmente diverse di viverlo: il timore assoluto e il più prepotente dei chissenefrega. È da questo mix di personalità che nascono gli 883, i nostri Avengers della sfiga. Poi, però, Cecchetto, a cui Repetto aveva inviato una cassetta senza dirlo a Pezzali – che, altrimenti, avrebbe fatto harakiri sul posto, li convoca a Radio Deejay per un colloquio conoscitivo. E a loro, più che altro, non sembra vero d’essere addirittura a Milano. Si muovono come in un sogno, goffi, impresentabili e facendo finta di capire. Infatti, Cecchetto, nonostante un iniziale entusiasmo, non sa cosa farsene.
Se nasci in provincia hai due alternative: Max Pezzali o Bestia di Satana
Il bivio, per chi nasce e cresce nella provincia più desolata, è sempre lo stesso: se non vuoi finire ‘come tutti gli altri’ vivendo un copione già scritto, diventi Max Pezzali. O Bestia di Satana. Il motore immobile, molto immobile, è la noia. Noia a cui non tutti, specie da giovanissimi, sono portati ad abituarsi come fosse un dato di fatto, tipo l’esistenza delle strisce pedonali. La noia a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta aveva raggiunto un livello tale per cui il più figo d’Italia era Jovanotti, impossibile essere più ‘giusti’ di lui. Palesemente, un’allucinazione collettiva. Nella serie, Pezzali non è che sogni di diventare Jovanotti o Sandy Marton. Pezzali, semplicemente, si spacca i maroni. E allora si rintana nella tavernetta di un amico, Cisco, e comincia a distrarsi campionando brani punk e hip hop appena scoperti, buttandoci sopra due frasi di proprio conio, tanto per. E se ne vergogna, non lo dice a nessuno. Nel primo disco degli 883, ‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno’, c’è un monte parolacce da far impallidire il più ribelle dei trapper contemporanei. Perché Pezzali (e Repetto) racconta quello che vede. E quello che vede gli sta addosso, gli fa schifo. People from Pavia, Wonderland.
Perché potrebbe essere la serie dell’anno
‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La Leggendaria Storia degli 883’ potrebbe essere davvero la miglior serie italiana dell’anno. Perché racconta, in maniera del tutto verosimile poi chissà, una storia che tutti conosciamo ma in cui non sapevamo di poterci riconoscere così tanto. Viene svelato il significato del testo di ‘Hanno Ucciso l’Uomo Ragno’, come nascono i balletti di Repetto, cosa diavolo c’entri ‘l’industria di caffè’. Mauro e Max, poi, non sono due poser. Da anni oramai la poetica del ‘disagio’ è fil rouge di ogni giovane cantautore nostrano che tiene tantissimo a lasciar intendere d’essere uno di noi, mentre si pensa almeno almeno Elvis. Qui, invece, la sfiga è reale, concreta, inesorabile. Ma Repetto e Pezzali, non sanno manco loro come, ce la fanno lo stesso. Tra mille peripezie che sono così reali da diventare davvero leggendarie.
Sconfiggere Thanos è sicuramente d’impatto, quello schiocca le dita e manda metà della popolazione mondiale al Creatore. Ma volete mettere riuscire a battere Pavia nel 1992? Se ti va in panne il motorino nella notte in mezzo alla terre, che cazzo fai? Eh, cammini. Senza navigatore, proprio rotta per casa di Dio. Zero social, niente VFX, questi due avevano soltanto un quadernetto di parole buttate lì per ammazzare il tempo. E con quelle vanno a vincere una partita già persa a tavolino contro il destino. Repetto-Pezzali Cinematic Universe, ma che ne sa la Marvel?