Arisa alla fine dell’arcobaleno. La cantante è stata intervista da Peter Gomez nello studiolo di Peter Gomez, all’interno del programma La Confessione, canale Nove. E negli ultimi sei giorni, non è più possibile aprire un solo social senza trovare insulti e ramanzine rainbow al suo indirizzo. Rinnegata dalla comunità LGBTQIA+ per aver espresso la propria opinione sul signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha poi chiesto scusa anche in diretta a Domenica In. E anche su Instagram. Quanto detto da Rosalba Pippa, nome all’anagrafe dell’artista, non si è limitato a un apprezzamento verso la “cazzimma” del(la) Premier. Si è anche lasciata andare a qualche considerazione a briglia sciolta su chi fa parte della community rainbow. Ed è soprattutto questa parte che ha fatto indignare tutti quanti, portando all’estrema conseguenza di bandirla dai prossimi Pride. Ha senso una indignazione di tale portata? Di sicuro, è figlia di grande, grandissima ingratitudine. Vediamo come mai.
Arisa non è una pippa, ha solo bisogno di un ufficio stampa decente
Arisa non è una maîtresse a penser. Sorpresa! Da sempre, uno dei motivi per cui il pubblico italiano la apprezza è la sua spontaneità, spesso estemporanea e fuori luogo. Di certo non una calcolatrice, la cantante ha subito lo scotto di questo suo modo di essere in più occasioni, anche a livello lavorativo. Ha accettato di partecipare a programmi discutibili e fallimentari, ha perso contratti discografici. Chi la segue, la ama anche perché è una scheggia impazzita dell’intrattenimento tv nostrano. Non sappiamo chi abbia pensato di mandarla ospite di un talk condotto da Peter Gomez. Ma sicuro è affetto da grave ipermetropia.
Se è divertente quando Arisa improvvisa (ricordiamo tutti con affetto il suo sbrocco sulle “pillole del Dottor Ferlito” sul palco dell’Ariston), è chiaro che non possa farlo a briglia sciolta su temi di attualità e politica. Perché, per esempio, non è il suo lavoro. E perché è troppo spontanea per pensare alle conseguenze delle proprie parole. Arisa ha parlato come se fosse al bar, incurante delle telecamere. E stavolta ha preso un granchio avvelenato. Ma entriamo nel merito delle sue dichiarazioni. Sono state davvero così gravi e imperdonabili?
Arisa: cosa ha detto per meritare tutta questa ingratitudine rainbow
La cantante, ospite da Gomez, ha detto di apprezzare la “cazzimma” di Giorgia Meloni. Non le idee, dunque, ma l’attitude. E fin qui, non ci piove. Anche i più ferventi compagni, nei loro sogni più selvaggi, sognano che un giorno, finalmente, arrivi un esponente di sinistra con almeno un’unghia della “cazzimma” del(la) Premier. Non ne spunta fuori uno (o una) da vergognosi decenni. Da lì in poi, però, Arisa si scava la fossa. Dice che Meloni si comporta come una “mamma severa” che non ha un figlio solo ma ne ha quattro e quindi deve prendere decisioni che possano andare per tutti, scontentandone per forza qualcuno. Poi una frase più che legittima: “Io vorrei cercare di ampliare un po’ la rappresentanza che abbiamo anche nei media della comunità LGBT. Perché non è fatta solo di macchiette plateali, ma anche di gente normalissima”.
E su questo ha ragione: per decenni, la rappresentazione dell’omosessuale in tv è stata “Platinette”: qualcosa di carnevalesco, un giullare di strass. Niente che potesse essere associato alla vita di tutti i giorni, fuori dalla tv. Immaginate, a questo punto, una mamma del paesello che, senza altri riferimenti, assiste al coming out del figlio. I media non hanno mai offerto un buon servizio alla “causa” e questo è un dato di fatto. Ora le cose stanno cambiando, l’omosessuale in tv è anche Matano, non “solo” Cristiano Malgioglio. Fare spazio alla “normalità” aiuterebbe davvero tante persone, genitori inclusi, a non preoccuparsi per il futuro dei figli. Allo stesso tempo, dare dell’omofoba fascista ad Arisa, è da ingrati. Non si perde un Pride da sempre. E si sarà pure espressa male, ma mettere in dubbio la sua buona fede è prendere un granchio. Rainbow.