Barbara d’Urso fuori da Mediaset. Un comunicato stampa è stato diramato dal Biscione nel bel mezzo del primo weekend di luglio per dare il benservito alla conduttrice. E così giunge a conclusione il monopolio di Barbarella, il suo Sacro Campano Impero del trash a dire la verità purtroppo o per fortuna già traballante da qualche anno. Sui social, utenti e giornalisti sbocciano champagne come fosse un dì di festa. Eppure Carmelita e i suoi “caffeucci” hanno regnato per quindici anni su Canale 5 e il loro impatto culturale è indiscutibile. Non si contano i meme virali che la raffigurano, usati da sempre come reaction social da utenti di tutte le età. Trasversale, Barbara d’Urso ha, nel bene e nel male, segnato un’epoca. E non merita di andarsene tra fischi, pernacchie e danze della pioggia al ritmo di “Osanna eh”. Perché c’è, invece, da esserle grati? No di certo. Allo stesso tempo, se Barbarella è si è guadagnata tutto quello strapotere televisivo non è certo dipeso dalla qualità dei suoi programmi. Piuttosto, dal fatto che milioni di telespettatori restassero incollati allo schermo a guardarla, tra freak e sciagurate vecchie glorie al rumoroso canto del cigno. Quindici anni di cafonate made in Carmelita che hanno, in fin dei conti, un solo mandante: il pubblico o, per dirla ancor meglio, noi. Noi che oggi brindiamo e festeggiamo sui social come fosse il 25 aprile per la nostra tv.
Barbara d’Urso: ovviamente “non” ci rivedremo a settembre
Barbara d’Urso se l’è gufata. A differenza di tutte le altre conduttrici, soprattutto Rai, epurate in questo finale di stagione tv à-la Squid Game, lei aveva salutato il proprio pubblico dando appuntamento alla prossima. “Ovviamente ci vedremo a settembre”, così si era congedata al termine dell’ultima puntata di Pomeriggio 5, contenitore già ridimensionato e metto a stecchetto da tempo, nonché ultimo baluardo di quello che un tempo fu il suo strapotere televisivo. A sostituirla, stando ai rumors delle ultime ore, arriverà Myrta Merlino. Nel frattempo, già il comunicato Mediaset che annuncia, laconico, il clamoroso divorzio va oltre il più gelido imbarazzo. Barbarella non vi è nemmeno definita “conduttrice”, bensì “artista”. Di strada, forse? Saltimbanco? Chissà. Di sicuro, comunque, non un modo dignitoso per salutare un personaggio che ha portato alla rete ottimi ascolti nell’arco degli ultimi quindici anni. Intanto, su Twitter torna virale la foto di Barbara d’Urso con le mani giunte al funerale di Silvio Berlusconi. Il Caimano, si legge con un’ironia da far invidia a Siani, dall’alto dei cieli non le avrebbe concesso la grazia mediatica. E giù a ridere. A ridere di cosa? I più ridicoli, risulta evidente, sono proprio i festaioli da social che ballano sul “cadavere” di una “artista” che resterà, comunque, contrattualmente legata a Mediaset fino a dicembre prossimo. E poi chissà…
Barbara d’Urso: se avessimo voluto Alberto Angela, lo avremmo avuto
Grande festa social per la fine del quindicennale idillio tra Mediaset e “l’artista” Barbara d’Urso. Ai più, però, sembra sfuggire un dettaglio mica da poco: se avessimo voluto Alberto Angela nel pomeriggio di Canale 5, lo avremmo avuto. Il regno di Carmelita non è esistito e non ha proliferato col favore delle tenebre, ma nel pieno pomeriggio dell’ammiraglia del Biscione. Spesso, sei giorni settimanali su sette con l’aggiunta di una diretta speciale la domenica sera. Più la montagna russa del Grande Fratello. Il trash, le sfere con gli opinionisti urlanti, le interviste cuore a cuore erano così tanto horror? Sì. Eppure, piacevano. Anche solo per essere presi in giro e denigrati sui social, per darci la possibilità di dimostrarci migliori della volgare plebaglia affezionatissima alla narrazione della conduttrice “sotto testata giornalistica”. Non diciamo ci sia da battersi il petto e coronarsi di spine, ovvio. Di certo questo è solo uno dei primi cambiamenti che l’azienda Mediaset ha deciso di operare per cambiare volto e dare inizio a una nuova era. Magari più seriosa, ma, partendo da queste premesse, di certo direttamente proporzionale all’ipocrisia. Chi semina trash, raccoglie pernacchie. Come in quella famigerata storia della pagliuzza e della trave. Questione di sguardi. Col cuore…