Benedetta Rossi è un atto politico. La food blogger da 4,5 milioni di follower è la prima creator Instagram a incazzarsi (sic.) sui social non pro domo sua, ma contro “la fiera degli snob”, ossia gli hater che dileggiano lei ma soprattutto chi la segue. Proprio nella settimana in cui l’attivista con più malattie croniche del web, Giorgia Soleri, torna da una vacanza a Ibiza solo per sottolineare urbi et orbi come “il riposo” sia un “atto politico”, lo sfogo “Fatto in casa da Benedetta” risulta ancora più calzante. Soprattutto perché si conforma, nei suoi nove minuti, come l’invettiva di sinistra che Elly Schlein non ha ancora fatto tra Vogue e call con l’armocromista per stabilire il pantone del trench da indossare in pubblica piazza. Una pasta sfoglia pronta per trovarli, una pasta sfoglia per domarli e al popolo incatenarli, i compagni.
Benedetta Rossi: la sinistra riparta dalla pasta sfoglia pronta
Benedetta Rossi, voce del popolo. La massaia marchigiana più seguita del web non è una chef. E non solo lo ammette, se ne vanta. Fa bene assai, considerato che gli esponenti stellati della categoria piangono miseria da settimane (se non mesi o forse addirittura anni) dall’alto dei loro locali lato guglia del Duomo di Milano. Per il caro-vita che li spompa, che li rende quasi poveri rispetto a Flavio Briatore. Benedetta Rossi se ne frega e continua a sfornare manicaretti semplici e veloci per tutte quelle persone che vanno a fare la spesa tenendo d’occhio il portafogli. Quelle che, insomma, con buona pace dell’experience, vogliono magnà. Possibilmente fast, furious e senza stare ore a spentolinare. È proprio questa semplicità la pietra dello scandalo. La food blogger viene criticata pure da blasonati blog di cucina con sferzate al vetriolo. “Utilizza il tonno in scatola e viene seguita da quella gente lì, tutte persone che usano la pasta sfoglia pronta”, la epitaffiano. E lei risponde facendo assaggiare ai “criticoni gourmet” una buona fetta di Paese reale: “Per la maggior parte dei consumatori decidere cosa mettere nel carrello è fondamentale e quei 20 cent risparmiati sulla scatoletta di tonno del discount e su altri prodotti a fine mese fanno la differenza. C’è poi chi lavora 8-10 ore al giorno e a casa deve badare a figli e anziani: per costoro mettere qualcosa a tavola è una necessità e ben vengano la pasta sfoglia pronta e i surgelati”.
Benedetta Rossi finisce sul Times, Schlein su Vogue
“Non ci vengo perché la Clerici sa troppo di sugo”, così un cantante rimasto finora ignoto rifiutò di partecipare al Sanremo condotto da Antonellina. A rivelarlo, la stessa conduttrice, in difesa di Benedetta Rossi, ieri l’altro nel corso del suo programma su Rai 1, È sempre mezzogiorno. Questo mentre l’invettiva della food blogger viene ripresa pure dal Times, alla faccia di Schlein sulla copertina di Vogue. Sarà paragone ardito, ma nemmeno troppo. Benedetta Rossi, “star” del web, non fa piagnisteo intorno al proprio ombelico: si schiera a supporto dei suoi follower che chiama, giustamente, “consumatori”. Non si offende se la definiscono “troppo sempliciotta”, ma è orgogliosa di esserlo tra pasta sfoglia pronta e surgelati del discount. Perché la gente non ha tempo, non ha voglia e soprattutto spesse volte non ha nemmeno i soldi per potersi permettere il salmone sfogliato oro. Questa strenua aderenza al Paese reale, tale urgenza di difenderlo mettendoci la faccia, dovrebbe essere il prerequisito base di ogni esponente di Governo e opposizione che abbia interesse a occuparsi degli italiani da Briatore in giù e scavare. La sinistra riparta dalla pasta sfoglia pronta di Benedetta Rossi. Perché Benedetta Rossi – o tempora! o mores! – ora come ora è un atto politico.