Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Lo stato di salute di papa Francesco fa nascere interrogativi e analisi su ciò che potrebbe accadere in un futuro conclave. Ecco le fazioni più attive e i cardinali favoriti per il soglio pontificio.
Lo stato di salute del pontefice fa muovere le acque tra i membri di un ipotetico prossimo conclave. Chi sono i favoriti? Sia della componente più progressista che per quella più conservatrice? Parla il vaticanista Marco Grieco.
I cardinali papabili per il dopo Bergoglio
La salute del papa è claudicante, come quella di un uomo che ha superato gli 80 anni. Tuttavia, dato il suo ruolo, è normale che si pensi al suo successore. Specialmente oggi, con una Curia pulviscolare, dove cioè i cardinali non sono più geograficamente compatti, spesso non si conoscono bene. È sicuramente partito il toto-nomi, ma credo che, per la prima volta nella storia della chiesa, nel prossimo Conclave varranno più i temi e gli interrogativi della chiesa rispetto alle singole persone.
Mi spiego meglio: secondo le stime USA, la guerra russo-ucraina potrebbe durare 10 anni: che messaggio porterà il successore di Francesco? Interventista o pacifista? Lo stesso vale sui temi dottrinali e sociali, come l’inclusione della comunità Lgbt+ e la partecipazione delle donne alla vita della chiesa. Per alcuni, si tratta di temi da agenda delle vacanze, cioè poco importanti. Invece, non si è colto che è proprio su queste due realtà che si gioca il destino dell’istituzione cattolica in futuro. La lettera dei sacerdoti e religiosi italiani che chiedono alla chiesa di smetterla con l’omofobia è sicuramente un piccolo, importante spiraglio.
In questo senso, sicuramente fra i papabili appaiono volti concilianti: cardinale lussemburghese, Jean-Claude Hollerich, gesuita vicino a papa Francesco, e il cardinale tedesco Reinhard Marx. L’arcivescovo di Budapest, il cardinale Péter Erdö, è finora il cardinale più papabile secondo indiscrezioni: sia perché gode della stima di molti nel Sacro collegio, sia per la sua mite diplomazia, attenta al Vangelo e al mondo.
Jean-Claude Hollerich, gesuita lussemburghese
Nato nel 1958 e di formazione gesuita, Hollerich è arcivescovo di Lussemburgo. Fa parte del dicasterio della Cultura e l’Educazione e di quello per il Dialogo Interreligioso ed è vicepresidente del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa (CCEE). In più occasioni si è espresso a proposito dei temi caldi della Chiesa di oggi. Dopo il riaccendersi del dibattito attorno agli abusi, si è fatto intervistare dal quotidiano francese La Croix sottolineando la strumentalizzazione del cristianesimo da parte della politica e la necessità di riformare la morale sessuale proposta dalla Chiesa.
Anche in merito alla comunità LGBTQ+ ha dimostrato delle posizioni che strizzano l’occhio alle correnti progressiste. In un’intervista dello scorso anno con l’Osservatore Romano, ha presentato una timida apertura affermando: “Dio non maledice le coppie gay. Pensate che Dio possa mai ‘dire-male’ di due persone che si vogliono bene? Nel Regno di Dio nessuno è escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti”. Naturalmente ribadisce subito dopo il rifiuto del matrimonio per coppie di persone dello stesse genere, dell’eutanasia e dell’aborto.
In merito al conflitto russo-ucraino, le posizioni espresse nel dialogo con la stampa sono di pace e di cooperazione internazionale.
Il tedesco Reinhard Marx
Dopo la pubblicazione del Rapporto Sauvé sugli abusi su minori nella Chiesa francese, le indagini proseguono anche a Monaco di Baviera. Proprio in merito ai casi emersi nel sud della Germania Reinhard Marx si esprime con un’autoaccusa molto dura e un’assunzione di responsabilità per non essere intervenuto precedentemente. Invoca poi un intervento strutturale che sia in grado di vedere gli abusi interni al clero e di porre loro fine.
Un po’ meno timida è la sua apertura verso la comunità LGBTQ+. Ha dichiarato pubblicamente di aver benedetto una coppia queer alcuni anni fa a Los Angeles. In più occasioni ha espresso rimpianto verso una Chiesa che, nel corso dei secoli, non si è opposta alla persecuzione delle persone LGBTQ+ e, infine, ha portato avanti una riflessione sulla necessità di rivedere gli insegnamenti cattolici. C’è da considerare che la Germania e in particolare il sinodo tedesco sono molto più progressisti del resto del mondo cattolico sulla morale sessuale.
In merito al conflitto russo-ucraino, le sue posizioni sono meno pacifiste. Definendo il sostegno militare a Kyiv “il male minore”, ha benedetto le armi in partenza per il fronte.
Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest
Un profilo ben più conservatore è quello dell’ungherese Erdö. Nessuna dichiarazione sugli abusi su minori nella Chiesa, tema estremamente caldo per laici e religiosi.
Non ci sono state aperture nemmeno in merito alla comunità LGBTQ+. Le dichiarazioni più recenti risalgono al 2014-15 e in particolare alla relatio post disceptationem sinodale in cui parla di cogliere gli elementi positivi presenti anche nelle forme imperfette di famiglia. Sempre nella stessa fede il cardinale ha incoraggiato a riscoprire l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, con posizioni molto rigide sulla morale sessuale.
Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, invece, ha parlato di accoglienza dei profughi come sfida contemporanea per la cristianità.