Perchè leggere questo articolo? Sono giorni di (presunte) novità sull’infinito caso di Emanuela Orlandi. Ali Agca è tornato a parlare. Ma c’è anche la pista suggerita da un fotografo e che porta alle ossa di una 17enne
(di Sallustio Santori)
Riecco Ali Agca, e soprattutto riecco la povera Emanuela Orlandi, la giovane figlia di un messo vaticano sparita nel nulla il 22 giugno del 1983. Ne parla il quotidiano romano Il Tempo che, negli ultimi giorni, al caso Orlandi ha dedicato due importanti approfondimenti. Vediamo un po’ quali.
Le “novità” di Ali Agca sulla vicenda
Il mancato attentatore di Giovanni Paolo II, Agca, appunto, è tornato alla carica in questi giorni annunciando un nuovo volume di rivelazioni scritto insieme alla moglie. Agca, ormai oltre la settantina e malato di cancro, dice di sapere che cosa ci sia dietro la scomparsa della ragazzina, cittadina vaticana: un complotto organizzato da una fazione interna al Vaticano che avrebbe così esercitato pressioni per la sua liberazione e soprattutto come arma di distrazione di massa per allontanare sospetti sulla pista bulgara e, più in generale, l’idea di un attentato al Papa polacco, oggi Santo, come frutto della volontà del blocco comunista.
Non solo: Agca dice di aver organizzato tutto da solo, di aver concepito cioè il potenziale omicidio di un Papa semplicemente per “lasciare un segno” nel mondo e andarsene. La verità su Emanuela, dice ancora l’attentatore di Karol Wojtyla, sarebbe dunque in Vaticano e la saprebbe ancora qualcuno (il che come rivelazione non ci pare granché). Non male per uno che in questi anni ha detto tutto e il contrario di tutto sul suo gesto e su Emanuela, non male per uno che – se mal non ricordiamo – al tempo delle Torri Gemelle avrebbe chiesto di andare a combattere in Afghanistan per uccidere Osama Bin Laden. In compenso Agca dice che la pista bulgara sull’attentato a Giovanni Paolo II gli sarebbe stata suggerita e imposta dalla magistratura italiana altrimenti lo avrebbero buttato in una cella d’isolamento a vita.
Orlandi, Katy Skerl e la tesi delle ossa
Per un Agca che ritorna c’è anche Marco Accetti, fotografo bollato come mitomane, scrive Il Tempo, ma che sarebbe stato il telefonista del caso Orlandi e l’uomo che avrebbe telefonato per indicare com’era vestita Mirella Gregori poco dopo la sua scomparsa. È tornato alla ribalta, Accetti, perché sta collaborando su un oscuro caso di cronaca: la scomparsa dei resti di Katy Skerl, 17enne romana uccisa a Grottaferrata nel gennaio 1984. Dice che la morte della Skerl sarebbe legata alla scomparsa di Emanuela (Katy sarebbe stata uccisa da una fazione vaticana contraria all’anticomunista viscerale di Wojtyla) e, soprattutto, nel 2015 ha rivelato che le ossa della ragazza sarebbero sparite dal suo sepolcro nel 2005.
Le indagini hanno dimostrato che è vero, e adesso Accetti sta collaborando con la magistratura, sostenendo che questa storia sia appunto legata al caso Orlandi. Il tutto si lega al ritrovamento, nel 2007, di uno scheletro composto di più ossa, forse di cinque persone morte fra gli anni ‘80 e 2000. Su due di queste ossa ci sarebbe una tibia, la vittima F2, che sarebbe una giovane donna morta tra il 1992 e il 1998, con un’età fra i 20 e 35 anni. Il carbonio 14 non permette di essere più precisi. A chi appartiene questa tibia, alla Skerl oppure a Emanuela? Il giallo continua.