Perché leggere questo articolo? Una generazione tutta smartphone, sempre più dipendente dai social ma meno performante a scuola. Sono i giovani iperconnessi della Gen Z, vittime della loro stessa ossessione. E gli studi scientifici lo confermano: come cala il rendimento scolastico se si usano i social già dalle elementari
Generazione Z o generazione smartphone? Forse così sarebbe più adatto chiamare i giovani d’oggi, sempre più dipendenti dai social. Compulsivamente ricurvi sui loro dispositivi a tal punto da aver sviluppato una deformazione della colonna vertebrale, il cosiddetto “collo da sms”. Una leva tutta social e smartphone quella dei nativi digitali, sicuramente più svegli e tecnologici. Ma anche più distratti, depressi e meno performanti. La colpa è dell’iperconnessione, che ha causato una riduzione delle capacità cognitive e un incremento di disturbi psicologici e dell’apprendimento. Mai registrati tanti come in questi anni.
In particolare, nelle scuole italiane il numero di DSA è cresciuto del 500% in circa un decennio. Un dato preoccupante che non attesta soltanto una maggiore consapevolezza nelle diagnosi, ma che rivela anche quanto i giovani “iperconnessi” riscontrino sempre più difficoltà nella lettura, nella scrittura e nella concentrazione. Tutte carenze da correlare alla sovraesposizione ai social media. Probabilmente anche per la poca ricchezza semantica usata nelle chat, col frequente ricorso a frasi incomplete, prive di subordinate e di punteggiatura. Lo conferma anche “Eyes Up” (EarlY Exposure to Screens and Unequal performance), la recente ricerca condotta dall’Università Milano-Bicocca e Supsi, che evidenzia come l’abuso precoce degli smartphone e dei social influenzi negativamente l’apprendimento. Riducendo competenze linguistiche e performance scolastiche.
Eyes Up: social nemici delle performance scolastiche
In che modo gli strumenti digitali influenzano il benessere e i livelli di apprendimento di bambini e adolescenti? Qual è l’impatto sugli esiti scolastici? E quanto i fenomeni di esposizione precoce interagiscono con le esistenti disparità sociali nell’approfondire i divari educativi? Rispondere a questi quesiti è l’obiettivo di Eyes, il progetto di ricerca che prevede di confrontare le rilevazioni sull’utilizzo dei device digitali con le performance scolastiche in 30 istituti superiori lombardi. La correlazione tra abuso degli smartphone e cambiamenti cognitivi è già stata attestata da numerosi studi scientifici. Ma la novità apportata da Eyes Up è il focus sulla precocità del primo accesso ai social media. Analizzando l’impatto sugli “early adopters”, è infatti emerso che chi ha creato il proprio profilo prima della quinta elementare, all’esame di terza media ha avuto una valutazione inferiore di quasi un punto rispetto a chi è sbarcato sui social più tardi.
Una generazione iperconnessa sempre più depressa
Troppo presto e troppo a lungo i ragazzi passano il proprio tempo davanti allo schermo. Tanto da diventarne ossessionati. “Internet Addiction Disorder”, si chiama così la dipendenza da Internet. Non esente da conseguenze psicologiche come difficoltà di concentrazione, insonnia, ansia sociale e depressione. Disturbi che oggi si manifestano sempre più precocemente, dato che i cellulari vengono tendenzialmente regalati intorno ai 10 anni. Contribuendo al preoccupante passaggio da un’infanzia basata sul gioco a un’infanzia che ruota tutta intorno al telefono.
A sollevare l’allarme è stato Jonathan Haidt, psicologo sociale e docente della New York University, col suo recente libro The Anxious Generation: how the great rewiring of childhood is causing an epidemic of mental illness. Uno studio che indaga approfonditamente la correlazione tra l’uso intensivo dei dispositivi digitali e quella che egli stesso definisce “una vera epidemia di malattie mentali e disturbi del comportamento” nella Gen-Z. Che infatti è “la prima generazione nella storia ad attraversare la pubertà con in tasca un portale per un universo alternativo eccitante, avvincente, ma instabile e inadatto a bambini e adolescenti”, afferma il professore. Così i giovani d’oggi, depressi, ansiosi e diffidenti, stanno perdendo il piacere delle relazioni reali. E la ragione non può che essere il cocktail di smartphone e social media di cui ogni giorno sono sempre più assuefatti.
Dipendenza da smartphone? Ecco le regole per una social detox efficace
La recente esplosione del disagio giovanile mette in luce l’urgente necessità di trovare soluzioni attraverso le quali far disintossicare i ragazzi dai veleni della rete. È sempre Heidt a suggerire gli ingredienti di questa social detox. Si tratta di 4 regole che, se condivise dalla comunità, potrebbero portare in soli 2 anni al miglioramento sostanziale della salute mentale dei giovani. In sostanza, bisogna tornare a dare priorità al gioco nel mondo reale, vietando l’uso di smartphone e social prima dei 16 anni, proibendoli per sempre nelle scuole. Ma se già diversi istituti scolastici hanno con successo adottato tale divieto – addirittura diventato legge in paesi come Francia e UK -, prospettiva molto più remota è far accettare il proibizionismo a casa, nella quotidianità. Molti infatti si oppongono a tale interdizione, sostenendo che renderebbe le nuovi generazioni impreparate alle evoluzioni tecnologiche in atto.