Elodie è nuda. E rimarca con orgoglio il suo diritto a spogliarsi quando, quanto, come le pare. Oramai da anni, la cantante ha trovato in questo claim il suo vero tormentone, il ritornello che oramai tutti conoscono a memoria. A differenza dei brani che pur propone. “Il mio corpo è un inno alla libertà” dichiara in una recentissima intervista rilasciata nell’ameno contesto della presentazione del calendario Pirelli. Del calendario Pirelli.
Immaginiamo bene orde di elettrauto sfogliarlo pensando: “Ammazza, quanto è libera questa donna!”. Infatti. Elodie fa del proprio fisico spogliato un messaggio politico, un simbolo che vorrebbe rappresentare i diritti di tutti. A partire dallo scatto per un calendario osé, ricordiamolo, punge Giorgia Meloni: “Ha consensi solo perché in Italia c’è paura”. Fratelli d’Italia ci casca e risponde: “Elodie ci attacca solo per farsi pubblicità”. E la catfight di Ferragosto è servita. In qualche modo, il corpo di Elodie è riuscito a diventare, repetita iuvant, qualcosa di “sinistra”, quindi chiunque critichi una canzone, un look, una dichiarazione della nostra, passa automaticamente per fascista. Ci sono un bel po’ di cortocircuiti in questo cane da circo che si morde la coda. Proviamo a dragarne i più macroscopici. Primo fra tutti: chi sarebbero questi cattivoni bigottissimi che vogliono impedire a Elodie di spogliarsi?
Elodie non è famosa perché si spoglia, ma perché continua a ripeterlo
“Io mi spoglio! Avete capito? Mi spoglio!”. Questo un puntuale riassunto delle dichiarazioni rilasciate da Elodie negli ultimi cinque-sette anni. Eh, fallo. Chi te lo impedisce, stellina? Sarebbe come mettere un burqa su una statua greca biotta, il corpo della cantante è perfetto, per gli standard canonici di bellezza attuale e francamente sarebbe un peccato coprirlo. Se è vero che molti la accusano di avere successo soltanto in virtù delle proprie grazie, bisognerebbe far caso a un dettaglio. Ossia a come inizia ogni bagarre sul tema. Elodie grida “Al lupo!”, annunciando di essersi levata i vestiti pure nel nuovo videoclip, qualche solerte giornalista chiama una meteora tv, un collega anzianotto ma sulla carta esperto di musica, chiunque possa essere abbastanza morto di fama da mostrarsi disposto a tuonarle ‘contro’. Ed eccoci qua. Titoloni, articoli, perfino editoriali e blocchi di salottini tv dedicati alla nudità di Elodie.
Il risultato è che si parla sempre di lei, partendo proprio da ciò che dice lei. Ovvero sempre la stessa identica cosa, “Sono nuda!”. Di base, è famosa per questo (perché lo dice, non perché si spoglia) più che per le canzoni. Per molti, così facendo, è diventata davvero un simbolo di libertà e pure di una certa sinistra attivista. In realtà, chi mai non si spoglierebbe se fosse Elodie? Questo gioco rassomiglia più da vicino a una pura strategia di marketing che surfa l’onda alta, il trend del ‘femminismo’ social per alzare due copie e/o views in più. Di cosa stiamo discutendo veramente, però? Del nulla. E se ne rendono ben conto tutti i coinvolti. Pubblico escluso. Perché gli esseri umani hanno da sempre bisogno di identificarsi in qualcosa, sia pure in quel poco che c’è. E, possibilmente, dalla parte dei “buoni”.
Cosa dovrebbe cambiare, nel mondo, quando Elodie si spoglia?
“Io mi spoglio!” è un refrain non tanto diverso dallo storico “La Lega ce l’ha duro!”. E funziona parimenti. Perché si tratta dell’ABC della comunicazione: una frase semplice, un concetto ripetuto allo sfinimento che permette al popolino, ossia a noi tutti, di avere la sensazione d’appartenere a qualcosa di più grande, compatto, giustissimo. Di non essere soli. Sui social, specie X, si legge di lei: “Se dice sempre che si spoglia, si vede che ce n’è bisogno perché ‘le cose’ non sono ancora cambiate”. Quali ‘cose’? Le ‘cose’. Che dovrebbe cambiare in Italia, per non dire nel mondo, ma pure soltanto a Cinisello Balsamo, nel momento in cui una nuova foto di Elodie desnuda compare online per promo? C’è molta confusione sul complemento oggetto. Nessuno, nemmeno tra i fan più accaniti, riesce a dare una risposta precisa che non sia a pappagallo: “Elodie è la voce di tante donne che non possono parlare”. E queste donne lo sanno? Restano ‘empowerate’ alla sola vista di una sua scapezzolata? Osiamo dubitarne.
Elodie nuda non ‘cambia’ nulla, se non il suo conto in banca
Elodie nuda non sposta assolutamente nulla. È come una certa Destra, quella più estrema e purtroppo al Governo, che crea il problema degli immigrati cattivi per compattare i propri elettori contro un nemico comune, la causa di ogni male. Causa di ogni male che non potrà mai essere, ovvio, lo stipendio sempre più inadeguato al costo della vita. Perché a quello ‘non c’è’ soluzione. O meglio, lo stipendio basso non ha una faccia a cui dare la colpa. Gli immigrati, invece, sì. E via coi caroselli Instagram allarmistici. Allo stesso modo, Elodie e chi le cura la comunicazione hanno capito che creare un avversario immaginario, questi bigotti che vorrebbero impedirle di denudarsi, aiuta a consolidarle un’immagine eroica di donna libera che fa quel che le pare “nonostante” i forcaioli che le stanno alle calcagna. L’unica ‘cosa’ che cambia davvero, però, di fronte a tutta questa bella narrazione, è il suo conto in banca.