Perché leggere questo articolo? L’arcidiocesi di Firenze ha istituito il Coordinamento per la pastorale d’inclusione delle persone LGBTQ+. Dopo anni di iniziative dal basso, la Chiesa si organizza per una pastorale sistemica.
Negli scorsi giorni a Firenze è stato presentato il “Coordinamento per la pastorale d’inclusione” verso le persone queer. Nel capoluogo toscano il percorso era presente da tempo ma dal basso, con gruppi autonomi sia di credenti LGBTQ+ sia di genitori di persone LGBTQ+. La novità è che ora il progetto è sostenuto dall’arcidiocesi e quindi diventa sistemico e riconosciuto dalla Chiesa. Ne abbiamo parlato con Maria e Paolo Aminti, membri del gruppo “Kairos Genitori”.
Come nasce il Coordinamento per la pastorale d’inclusione a Firenze? Raccoglie un’eredità importante, tra cui il lavoro del gruppo fiorentino di credenti LGBTQ+ Kairos, giusto?
Il coordinamento per una pastorale di inclusione nasce dalla sensibilità del Card. Betori che voleva valorizzare il lavoro che da molti anni svolgevano don Andrea Bigalli, don Giovanni Martini e Sr. Fabrizia Giacobbe con il gruppo Kairos di Firenze. Con la nascita – circa 3 anni fa – di Kairos genitori, abbiamo ulteriormente sollecitato, in un lungo incontro, il nostro Vescovo che ha anche recepito il nostro desiderio di inserire questo coordinamento nella Pastorale Familiare diocesana. Kairos genitori, che fa parte della rete 3VolteGenitori, si è posta l’obiettivo di contattare tutti i Vescovi della Toscana per mettersi a loro disposizione per aiutare altri genitori che affrontano la novità del coming out dei loro figli e figlie. Alcuni hanno già risposto positivamente.
Cosa significa per la pastorale LGBT+ avere un riconoscimento da parte dell’arcidiocesi?
È certamente molto importante che sia il Vescovo a prendersi a cuore l’inserimento di persone LGBT+ nella sua Chiesa locale; questo rende più liberi i presbiteri e i religiosi che già erano disponibili e sollecita anche quelli che erano più titubanti.
Qual è il vostro ruolo nel Coordinamento?
Essere presenza laicale, segno di una Chiesa che vuole de-clericalizzare la pastorale. In particolare cerchiamo di favorire l’incontro, in modalità sinodale, delle persone LGBT+ con le varie comunità locali anche attraverso la testimonianza della nostra esperienza familiare di sposi e genitori cristiani.
Quali servizi e progetti porta avanti il Coordinamento?
Il servizio principale è quello di incontrare e sensibilizzare i vari gruppi e associazioni che fanno parte della comunità ecclesiale perché le persone LGBT+ possano condividere ovunque la loro esperienza di fede e di vita. I progetti sono in divenire, ma saranno una articolazione concreta del nostro servizio: essere ponte fra la Chiesa e le persone LGBT+.
Com’è stato accolto dalla comunità locale di Firenze? Sia quella cattolica sia, se lo sapete, quella LGBTQ+.
L’alta affluenza di laiche e laici, di presbiteri, di religiose e religiosi che hanno partecipato, in un clima di serena accoglienza, alla presentazione che il Card. Betori ha voluto che organizzassimo lo scorso Lunedì alla Pieve di Rifredi, ci pare un ottimo inizio! C’erano anche molti amici e alcune amiche LGBT, e i loro sorrisi ci hanno allargato il cuore. Ci aspettiamo anche opinioni contrarie, sia nella Chiesa, sia nel mondo LGBT+, ma confidiamo di riuscire a proporre un dialogo in stile sinodale: fatto di ascolto reciproco, di riconoscimento e di comune ricerca della volontà del Signore!