Ghali, il più integerrimo dei trapper. Come si fa a non volergli bene? Lui è quello che ha portato la parola ‘genocidio’ sul palco dell’ultimo Sanremo. Lo aveva fatto anche Dargen, dedicando anzi l’intera canzone alle vittime di ogni guerra, non a ‘casa mia’ con un testo che era una coltellata multipla. Ma D’Amico ha meno coolness, pare. Su X non si contano gli utenti che si sdilinquiscono per le hit di Ghali, per la sua avvenenza, per le parole che riesce a mettere in fila. Non è soltanto il cantante, ma pure l’uomo perfetto, sono tutti d’accordo. E se gli si muove l’ombra di una critica, si passa automaticamente fasci, razzisti, ferventi elettori della Destra più estrema. Come Elodie è diventata, chissà perché, simbolo di un certo femminismo, quello social che vale quanto una banconota da tre euro ma resta ottimo per fare i big like, Ghali incarna tutti i più sani valori della nostra società. Punto e basta. Chi non lo capisce, è Matteo Salvini.
Esiste, diciamo, una leggera polarizzazione nei confronti di Ghali. Ghali che oggi, visto che amiamo vivere pericolosamente, vogliamo criticare per una questione che non riguarda la politica né il benaltrismo. Ma soltanto una becera strategia di marketing: ha appena lanciato il nuovo singolo, ‘Niente Panico’, con un lungo post Instagram in cui dettaglia la malattia della madre. Può un cancro diventare promo per la prossima, potenziale hit? Sì, se sei Fedez. Da chiunque una mossa del genere arrivi, si tratta in ogni caso di un ricatto emotivo brutto e non certo buono. Qui proviamo a spiegarvi come mai l’ultimo post di Ghali non ci ha fatti commuovere, ma incazzare.
Ghali e Fedez, l’insana prassi di usare lutti e malattie per promo
Qualche estate fa, Fedez aveva postato una foto di se stesso in studio di registrazione con il piccolo Leone in braccio. Nella lunghissima caption, rivelava di aver ricevuto una terribile diagnosi, quella del tumore al pancreas. Il libello virtuale si concludeva con una frase strappacuore che recitava più o meno così: ho portato con me mio figlio perché forse è la prima e ultima volta in cui potrò cantargli questa canzone di persona. “Emoji freccina: ‘La Dolce Vita’ fuori a mezzanotte, clicca qui!”. Tutto ‘sto cinema, dunque, per indurre i suoi milioni di follower ad ascoltare un tormentone estivo qualunque. Ai tempi, e qui parlo io, trovai horror tale operazione di marketing (di questo si parla, bimbi) e avrei voluto scriverne. Mi fu risposto di no perché “è una situazione troppo delicata”. Et voilà, nel corso del tempo è diventata prassi usare lutti, malattie gravi e grossi disagi mentali per promuovere canzoni, new capsule collection, la qualunque. Insomma, per fare pubblicità a qualche cosa che non c’entra niente. Una brutta, bruttissima piega. Che, tra l’altro, assume i contorni del ricatto emotivo.
Perché la promo di ‘Niente Panico’ è un ricatto emotivo
Pure i ciottoli di fiume della Papuasia sanno quanto Ghali sia legato alla sua mamma. E questo, ci mancherebbe, non si discute. Sapere che la donna stia (di nuovo) male e che versi ricoverata in condizioni poco promettenti a causa di un tumore è e resta una terribile notizia. Tanto quanto lo sarebbe per chiunque altri di noi. La terribile diagnosi comunque, parole di Ghali, sarebbe giunta un mese fa. E quindi lui cosa ha fatto? Ha atteso trenta giorni per condividerla con i follower (ognuno ha i propri tempi, ci mancherebbe). Guarda caso, però, proprio in concomitanza con il lancio di questo nuovo singolo, ‘Niente Panico’. Che c’entra qualcosa con tale dolorosa questione personale e privatissima? Ovviamente, no. Già scritto e prodotto prima del tiro mancino che il destino ha voluto infliggergli, Ghali precisa che ascoltare il brano gli avrebbe dato forza in quei momenti difficili. “Emoji freccina: fuori a mezzanotte, clicca qui!”.
A corredo del post di lancio (perché questo è, non prendiamoci in giro), due foto: un primo piano di Ghali con le cuffione in testa e, scorrendo, il braccio della madre, con tanto di flebo, nel letto d’ospedale. E che fai? Non pigi play? Anche solo perché ti spiace, perché ci sei passato, perché sai che prima o dopo ci passerai. Per empatia, per esprimere vicinanza al nostro in un momento così delicato e difficile. Bene, bimbi, qualunque sia la vostra (condivisibile) motivazione, sappiate che questi sono tutti stream e, quindi, futuribili big money per l’addoloratissimo Ghali. Il ricatto emotivo come strategia di marketing è sempre orrendo, di cattivo gusto, sbagliato. In tutta sincerità, non dovrebbe nemmeno esistere. Ma siamo così abituati, oramai, da non farci neanche più caso. Bella roba.