Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Giovedì 21 marzo 2024 c’è stato il debutto dell’associazione Giornaliste italiane. Il gruppo si è presentato a Roma con una ricerca – realizzata da SocialCom – sul divario di genere nel giornalismo davanti a numerosi politici di destra.
Attraverso gli strumenti di SocialCom, Giornaliste italiane ha realizzato una mappa digitale del divario di genere del giornalismo italiano. Sono state considerate 38 direzioni per capire chi occupa le posizioni apicali. I risultati sono vicini a ciò che ci si poteva aspettare: solo sei “direttori” (così si legge nel report) sono donne.
“Cento anni e mille battaglie dopo, le donne sono ancora lì a scontrarsi con (pre)giudizi monolitici ed il mondo dell’informazione – che pur dovrebbe essere ben più lungimirante di altri ambiti – non ha ancora deposto le armi contro le donne che affollano la professione giornalistica” commenta l’associazione.
Chi ha fatto il rapporto sulle giornaliste italiane
Giornaliste italiane è un progetto guidato da Giovanna Ianniello, responsabile della comunicazione della premier Giorgia Meloni, e comprende numerose professioniste vicine al centrodestra. L’associazione comprende Manuela Moreno, Federica Corsini e Antonietta Spadorcia del Tg2, Hoara Borselli de Il Giornale Federica Frangi di Stampa Romana. Poi Silvia Cirocchi, portavoce al ministro Nello Musumeci, e Rita Lofano, direttrice dell’Agi (l’agenzia di stampa dell’Eni).
“Giornaliste italiane nasce con l’intento di promuovere azioni mirate alla valorizzazione delle donne, alla loro crescita in tutti i campi professionali, al raggiungimento di una piena parità di genere sia nell’occupazione sia nella crescita professionale” si legge nella premessa del report realizzato per l’occasione. “L’associazione ha l’ambizione di diventare un manifesto culturale per tutte le giornaliste libere: libere dalle appartenenze, libere dai pregiudizi, libere dalle catene del conformismo linguistico-culturale del politicamente corretto e dalle relative derive censorie e persecutorie. La parità di trattamento deve basarsi sul riconoscimento del merito individuale, in un cambiamento culturale profondo”.
L’analisi social
Per fotografare il divario di genere nel giornalismo è stata fatta anche un’analisi comparativa dei canali social di un campione rappresentativo di giornalisti e giornaliste italiane. Sono stati considerati l’engagement, il numero di followers e la frequenza dei post, rilevando che, anche se le giornaliste impiegano le proprie energie su più canali social, risultano meno seguite e i loro contenuti hanno meno interazioni.
Dopo la presentazione dell’indagine – che mette in luce indubbiamente uno scenario non paritario nel giornalismo, ma non giunge a conclusioni inedite -, davanti a numerosi membri della politica di destra, viene donato un gadget alle giornaliste presenti. Un rossetto definito dall’associazione – come riporta Antonio Bravetti de La Stampa – “un oggetto che sta in tutte le borse ed è anche un oggetto che parla della nostra femminilità, non la classica penna. Mi spiace per gli uomini, ma questo rossetto non lo avrete mai”.