Perché questo articolo potrebbe interessarti? Tre giornalisti sono stati fermati e trattenuti dalla polizia a Roma mentre seguivano un blitz di Ultima Generazione. Era già accaduto a Messina e a Palermo. Ma nel 1982 a un giornalista dell’Espresso era andata molto peggio: fu condotto in udienza con gli schiavettoni ai polsi
La videomaker collaboratrice de ilfattoquotidiano.it Angela Nittoli, il fotografo del Corriere della Sera Massimo Barsoum e il videomaker freelance Roberto Di Matteo, sono stati fermati ieri mattina a Roma dalla Digos, mentre stavano andando a documentare un blitz di Ultima generazione.
La protesta del sindacato giornalisti
A denunciarlo, la Fnsi in una nota. “I colleghi, che erano accompagnati da due attivisti, sono stati fermati per strada e, secondo il loro racconto, gli è stato impedito di utilizzare il cellulare – ha reso noto il sindacato dei giornalisti -. Sono stati quindi portati al commissariato di Castro Pretorio per essere perquisiti, nonostante si fossero offerti di mostrare seduta stante i contenuti di borse e zaini in cui era riposta l’attrezzatura. In commissariato due colleghi hanno addirittura subito una perquisizione personale. Tutti e tre sono stati lasciati ad aspettare il turno di identificazione in una cella di sicurezza con la porta aperta ma presidiata dalla polizia, anche se avevano chiesto di poter essere spostati in sala d’attesa”.
E’ il terzo caso di giornalisti fermati
E’ il terzo caso di giornalisti che seguono Ultima generazione che vengono fermati dalla polizia. Era già successo a Messina e a Padova. Nella città dello Stretto gli agenti della Digos avevano fermato Fabrizio Bertè del quotidiano La Repubblica. Il cronista si stava recando in via Giuseppe Garibaldi, all’altezza di via Loggia dei Mercanti, dove era prevista, alle 10,45, una manifestazione di protesta di aderenti alla campagna «Fondo riparazione», promossa da Ultima generazione. Il giornalista era stato fermato mentre stava parlando con uno degli aderenti all’iniziativa di protesta nonviolenta, e portato in Questura e sottoposto a perquisizione. Era stato rilasciato dopo due ore.
A Padova il 12 aprile Edorrdo Fioretto, collaboratore del Mattino di Padova e di altre testate, era stato fermato dalla polizia con l’ipotesi di accusa di favoreggiamento (poi mai formulata) mentre era pronto a riprendere l’azione di protesta che gli attivisti di Ultima Generazione stavano per compiere all’interno di Palazzo Zabarella.
In aula con gli schiavettoni ai polsi
In Italia fare il mestiere di giornalista ha sempre comportato il rischio di venire fermati o arrestati. Il caso più clamoroso si registrò nel 1982 quando PierVittorio Buffa e Luca Villoresi, giornalisti dell’Espresso e di Repubblica, finirono in carcere per aver indagato su una vicenda di torture. Nei loro articoli riportavano le testimonianze di agenti della Polizia di Stato del distretto di Mestre sui casi di tortura avvenuti ai danni di persone arrestate durante le operazioni anti-terrorismo del mese precedente, nell’ambito delle indagini sul sequestro del generale Usa Dozier.
Ecco come Buffa ricostruisce l’episodio: “L’articolo esce il 28 febbraio. Il 9 marzo mi chiama a deporre il sostituto procuratore di Venezia Cesare Albanello. Mi interroga e io gli confermo tutto quello che avevo scritto. Quando mi chiede chi mi aveva dato quelle informazioni ovviamente mi rifiuto di rispondere appellandomi al vincolo del segreto professionale e lui mi arresta. Il giorno dopo Riccardo Ambrosini, Gianni Trifirò e il maresciallo Augusto Fabbri (segretario veneto del Siulp) vanno da Albanello e gli dicono di esser stati loro a parlare. L’11 marzo vengo tradotto in pretura, con tanto di schiavettoni ai polsi, assolto e immediatamente scarcerato. Dopo circa 15 giorni fu arrestato anche Luca Villoresi”.
Quattro giornalisti italiani arrestati a Cuba. E Sallusti…
Nel settembre 2012 vengono arrestati a Cuba (dove si erano recati si erano per un’inchiesta su un duplice omicidio avvenuto a Lignano Sabbiadoro) e processati per direttissima la genovese Ilaria Cavo e Fabio Tricarico di Mediaset, Domenico Pecile del Messaggero Veneto e Stefano Cavicchi, fotografo del Corriere della Sera, avevano il visto turistico ma svolgevano “tutt’altra attività”.
Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale venne condannato per omesso controllo per un articolo e per diffamazione aggravata per l’altro a risarcire 30 mila euro e a un anno e due mesi di carcere. Alla fine, dopo 21 giorni agli arresti domiciliari, il presidente della Repubblica commutò il carcere in una multa.