Perchè leggere questo articolo: il pioniere fu Crozza, sette anni fa. Ora, dopo Fazio, Amadeus. Domani Fiorello? Quale è la forza economica di Discovery? I conti di true-news.it. E una profezia: la definizione di terzo polo tv italiano potrebbe persino andare stretta
“Siamo partiti che eravamo lo sgabuzzino della tv italiana e adesso il Nove sembra Lampedusa, dove arrivano tutti”. Ora Maurizio Crozza ci scherza su. Ma sette anni fa, quando lasciò La7 per approdare sul Nove, la sua mossa poteva apparire un azzardo. Ed invece fu un atto pionieristico.
Dopo Crozza e Fazio, Amadeus. Domani Fiorello?
Con il recente arrivo di Fabio Fazio (+ Littizzetto) Discovery ha dimostrato di voler fare davvero sul serio. L’ingaggio di Amadeus è il nuovo statement del network di proprietà di Warner Bros. In Italia esiste ormai a tutti gli effetti un terzo polo televisivo in grado di spezzare l’antico dominio Rai-Mediaset. Come non riesce più a fare Sky, soffocata dal costo dei diritti tv sul calcio. Come non può essere La7, eterno vaso di coccio tra i vasi di ferro. Come rovinosamente provò a fare tempo fa Agon Channel, provocazione durata il tempo di uno spot pubblicitario (con malcapitate guest stars Simona Ventura, Massimo Ghini e Nicole Kidman) nel 2014.
Le ambizioni di Discovery sembrano tuttavia andare anche oltre. Dopo Amadeus, Fiorello? Il re degli showman italiani del piccolo schermo ha recentemente risposto sibillinamente: “Io non sono mai di una azienda. Io sono libero. Il mio contratto inizia alla prima puntata e finisce all’ultima”.
Quale è la forza economica di Discovery? I conti
Amadeus, a quanto pare, percepirà 15 milioni di euro all’anno per tre stagioni. Cifre che nè Rai nè Mediaset potrebbero permettersi. Quale è dunque la forza economica di Discovery?
Come già ricostruito da true-news.it, il gruppo tra il 2019 e il 2022 ha messo in fila utili considerevoli: 16,792 milioni nel 2019; 20,334 nel 2020; 20,952 nel 2021; 17,883 nel 2022. In totale fanno quasi 76 milioni di euro di profitti. Tra il 2021 ed il 2022 la ristrutturazione che ha portato Discovery Italia srl a far parte del nuovo conglomerato Warner Bros Discovery. Un colosso da 41,3 miliardi di dollari di fatturato su scala globale. Le spalle sembrano così essere decisamente coperte per il network. Che in Italia, oltre al canale generalista Nove, trasmette anche Discovery Channel, Eurosport, canali di intrattenimento semigeneralisti come Dmax e Real Time e il canale per bambini Frisbee.
Se, causa Covid, dal 2021 al 2022 i ricavi sono leggermente scesi da 259 a 246,3 milioni di euro, per un calo di circa 2,4 milioni di euro della raccolta pubblicitaria (da 223,1 a 220,7 milioni di euro), il gruppo si è mantenuto saldamente in utile tagliando circa 6 milioni di euro di costi. La raccolta pubblicitaria fa la parte del leone nelle entrate, come è facile immaginare. E copre i costi di produzione. Oltre 224 milioni nel 2022. Se gli stipendi della struttura incidono per meno di 28 milioni, le voci in uscita più ingenti riguardano i servizi (all’interno ricadono tra gli altri provvigioni, commissioni di intermediazione, servizi per produzione programmi), per oltre 106 milioni di euro, e le royalites, per quasi 75 milioni di euro.
Le ambizioni di Discovery: se “terzo polo” è una definizione riduttiva…
Con la sontuosa campagna acquisti in atto, andranno naturalmente a crescere i costi di produzione. Ma anche i ricavi pubblicitari. Per una rete che già oggi, numeri alla mano, sta decisamente beneficiando dell’effetto-Fazio. Le puntate di “Che tempo che fa?” con le interviste a Papa Francesco e Chiara Ferragni hanno raggiunto il 14% di share. Nel 2023 la media di share sulle 24 ore è stata dell’8,6%. I dati Auditel riportati dal Sole 24Ore indicano una crescita da settembre 2023 ad oggi del 49,2% per il Nove rispetto all’anno precedente. Numeri impressionanti. La definizione di terzo polo tv italiano potrebbe tra non molto persino stare stretta a Discovery?