(di Sallustio Santori)
Non è profano ritenere il Sinodo dei vescovi al momento in corso in Vaticano come un evento di ordinaria amministrazione. Si sta gabellando questo incontro (che comunque non avrà alcun potere decisionale) come una grande innovazione, ma in realtà la situazione è piu complessa. Andiamo con ordine: il Sinodo è sorto dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) come strumento per consentire al Papa di avere un dialogo allargato sulle questioni della Chiesa o su temi specifici da sottoporre a tutti i vescovi del mondo o ad una parte di essi. Il Sinodo non ha poteri decisionali, è solo un organo consultivo: ma è altrettanto vero che nel corso del tempo esso ha conquistato un suo spazio e peso, non foss’altro che alla fine di quest’assemblea il Papa riassume e fa suoi gli interventi che ha ritenuto interessanti nell’esortazione postsinodale. Anch’essa non è un atto di governo della Chiesa, non introduce norme né proclama nuovi dogmi; ma è sempre uno spunto interessante di riflessione.
Come può definirsi sinodo una assemblea aperta a laici e non credenti?
Fin qui tutto bene: il punto è che qui si sta presentando il Sinodo come una grande innovazione quando i dubbi in proposito, cioè sulla natura e il ruolo di quest’assemblea, vengono fortemente messi in discussione. Come si può appellare Sinodo dei Vescovi una realtà che, accanto ai vescovi di tutto il mondo, accoglie donne, laici e cosi via? Non è un Sinodo, è un convegno, è qualcosaltro rispetto a quel ruolo consultivo dentro la Chiesa come venne concepito.
Perché Francesco non vuole un vero e proprio Concilio
Ma questo è solo uno specchietto per le allodole: in realtà, con Jorge Mario Bergoglio, il Sinodo sta diventando un luogo nel quale mettere in atto le forzature che certa stampa plaudente festeggia come aperture e sono solo un enorme contributo alla confusione sulla dottrina della Chiesa e il suo insegnamento. Francesco, cioè, non ama molto l’idea di assemblea conciliare: non vuole insomma passare per un’assemblea (il Concilio, appunto) nella quale inevitabilmente i nodi verrebbero al pettine e probabilmente le spaccature potrebbero arrivare al calor bianco. Un Concilio si tiene se bene o male il confronto porta ad un’ampia maggioranza e concordia sui temi dibattuti e i documenti che conseguentemente vengono approvati, questi sì destinati a cambiare la Chiesa; un Sinodo, al contrario, non produce effetti sgradevoli anche se ora come ora è evidente che c’è chi (vedasi la Chiesa tedesca) vuole aperture di stile protestante (apertura agli omosessuali e mondo LGBTQ+, sacerdozio alle donne, revisione della dottrina sull’indissolubilità del matrimonio, valori non negoziabili), mentre la Chiesa americana viene attraversata da spinte di stampo conservatore e ben contrario rispetto alla linea dettata da Roma.
Bergoglio il Gesuita che confonde le acque. Su Wojtyla, ad esempio…
Va detto che Bergoglio ha gradualmente sostituito i presuli di stampo conservatore nelle principali e prestigiose diocesi d’Oltreoceano; ma parliamo di Germania e Usa perché sono i primi due Paesi al mondo, per entità d’offerte, a finanziare la Chiesa cattolica. Da qui i dilemmi, i dubia, che serpeggiano nel mondo conservatore e che ficevono risposte ancora più dubbie: ne volete un esempio? Bergoglio dice che nel 1994 San Giovanni Paolo II ha detto, con una “dichiarazione definitiva”, che la Chiesa non ha il diritto né il potere di ordinare le donne prete. Ma ecco che il Gesuita viene fuori e la confusione pure: “dichiarazione definitiva” è espressione senza una definizione ufficiale, anche perché la dichiarazione del 1994 di Karol Wojtyla non è un dogma cioè una verità di fede e come tale immutabile, quindi anche se è definitiva… Tutto sommato proprio definitiva non è. Ed ecco che l’argomento diventa meno solido e le acque si confondono.
A chi giova questo sinodo? A nessuno. Ma rende la Chiesa più simile a una onlus…
A chi giova? A nessuno, probabilmente: ma permette di raccogliere gli applausi del mondo rendendo la Chiesa più simile a una Onlus (soprattutto ecologista, visto il pensiero papale) e la rende sempre meno autorità morale. Non un bene per l’umanità in genere, credenti o meno.
In conclusione: la posta in gioco in questi giorni non è sulla presenza o meno delle donne, bensì sulle forzature, sul Concilio en travesti, verrebbe da dire, che Francesco sviluppa in assemblee giuridicamente incapaci di produrre gli effetti ufficiali che un Concilio vero eventualmente produrrebbe; difficile che un Vaticano III possa introdurre ad esempio norme e riti per la benedizione di coppie omosessuali o approvi il sacerdozio femminile; a Bergoglio, però, interessa porre la questione e dare una sterzata non tenendo conto delle opinioni contrarie. Il resto seguirà, par di capire: ma è difficile che questo accada.