Un vero e proprio business delle nascite. Donatrici giovani, scelte e pagate, in base alla bellezza, gestanti che si assicurano vitto e alloggio a casa di chi sceglie di avere un figlio con l’utero in affitto, un’azienda che, per farti avere un figlio con la maternità surrogata, intasca cifre che vanno dai 31mila ai 71mila euro. Un macchina di denaro che si gioca sulla pelle di giovani e bambini.
Prosegue il racconto del nostro tentativo di avere un figlio attraverso la pratica di cui si discute in questo periodo tra polemiche, appelli e riflessioni bioetiche. (QUI LA PRIMA PARTE DELLA NOSTRA INCHIESTA).
Il mortificante business delle nascite: la scelta delle ragazze
Dopo aver letto il preventivo per avere un figlio con la maternità surrogata tramite uno dei servizi trovati su Google, ho preso appuntamento con un referente della società Fullsuccess Medical Consulting LTD. Mi contatta tramite Whatsapp. Nella foto profilo, si vede una ragazza dai lineamenti dell’est. Bionda, sorridente. Appena mi telefona, è evidente l’accento tendente al russo. Le chiedo dettagli su come avere un figlio con la maternità surrogata. Mi presento così come avevo fatto online: un ragazzo di 30 anni, single, lavoratore.
“Per prima cosa – mi spiega la consulente – devi andare a Cipro, nella parte turca, per scegliere la ragazza disposta a donare l’organo”. In pratica, mi viene prospettato una sorta di casting o catalogo, quasi come fossero le vetrine a luci rosse di Amsterdam: “Le ragazze hanno massimo 25 anni e sono molto belle. Ma costano in base al loro aspetto estetico”. Una modalità a tratti agghiacciante, simile alla prostituzione. Mi dice che “per la più bella posso spendere fino ai 450 euro”.
Il mortificante business delle nascite: i due pacchetti a prezzi stellari
Nella stessa clinica, che ha sede a Larnaca, sono tenuto a effettuare analisi mediche per evitare che sia portatore di malattie sessualmente trasmissibili. Poi mi tocca lo spermiogramma. Successivamente lo sperma viene prelevato e custodito. Per poi essere usato per la fecondazione surrogata. La consulente mi propone due pacchetti: “Il primo, che costa 31 950 euro, mi offre solo una chance”. In pratica, se la gravidanza va in porto, ho un figlio, altrimenti devo rassegnarmi e versare lacrime sulla cifra spesa. “Il secondo pacchetto, di cui non ti posso dire il prezzo, ti permette opzioni infinite”. Insomma, si paga una somma ignota che garantisce al cento per cento di avere un figlio.
Il mortificante business delle nascite: la gestante a casa del cliente
Ma procediamo con il programma. Dopo aver scelto la donatrice dell’embrione “in base alla bellezza”, e aver consegnato lo sperma, posso tornarmene in Italia. L’azienda si occupa di trovare una gestante. Che non è la stessa persona donatrice. Aggiunge la consulente: “Le gestanti sono perlopiù ragazze provenienti da Kazakistan e Kirgistan: loro non trasmettono il patrimonio genetico. Quindi il figlio o la figlia avranno l’aspetto di una ragazza di Cipro”. Tutto ciò per evitare che i neonati abbiano lineamenti asiatici. Mi incuriosisce questo aspetto, le chiedo un profilo di una possibile donatrice. “Sono tutte ragazze che studiano a Cipro”. Ma non vuole aggiungere altro.
Alla sesta settimana di gravidanza, la gestante dovrebbe arrivare a casa mia. E, a mie spese, dovrei garantirle vitto, alloggio e visite mediche, generali e specialistiche, fino al parto. “Una volta partorito il bambino o la bambina, dovete andare al Comune e registrarvi come padre e madre del neonato”. “La gestante scrive una procura generale in cui dichiara ufficialmente di essere madre del piccolo”. Lei torna nel suo paese d’origine. Pronta a riprendere il tracciato di questo orrendo mercato della natalità.