Perchè leggere questo articolo? Dopo una deludente e noiosissima 18esima edizione – depurata dagli eccessi come richiesto dall’ad Mediaset Silvio Berlusconi – molti danno per morto e sepolto il format dell’Isola dei Famosi. C’è vita oltre il trash? Sì, ma bisogna dare tempo al nuovo corso di trovare la propria strada
“L’Isola dei Famosi” si è conclusa, in anticipo e con la vittoria dell’attore turco Aras Senol, classe 1993, noto per il ruolo di Çetin nella serie tv “Terra Amara”. Qualcuno, anzi più di qualcuno, ha definito questa diciottesima edizione “mortalmente noiosa”, chiedendosi con petulante sicumera “Ma che fine ha fatto il divertentissimo trash? Gli scandalazzi, gli amorazzi e tutta quell’insalata di improbabili personaggi che piace tanto agli italiani? Quelli che possiamo compatire e disprezzare un po’ perché alla fine sono peggio di noi nonostante i portafogli gonfi?”.
Isola dei Famosi: cosa non è piaciuto al pubblico (e a Piersilvio)
Non c’è stato, in effetti, la famosa “tv spazzatura” di cui parlano tutti. La nuova direzione di Pier Silvio Berlusconi fondamentalmente non accetta “il casino gratuito” e le “mancanze di rispetto nei confronti del pubblico”, un pubblico che però a quel pollaio è abituatissimo.
L’amministratore delegato di Mediaset si dichiara non soddisfatto dell’Isola e disapprova l’idea di non aver mostrato di più, come il caso di Benigno e relativa rissa (molto prevedibile, visto il personaggio). A livello di ascolti non ha regalato gioie e tutti si sono scagliati contro qualunque personaggio possibile: da Luxuria ai concorrenti, passando per le mamme invitate a intervenire, causa di lacrime malinconiche in tutti i protagonisti del programma.
Il cambio di narrazione richiede tempo
Ma quindi il reality degli isolani va considerato morto e sepolto? Qualcuno sostiene di sì, almeno a queste condizioni. Io personalmente sono di altro avviso: che ci sia stato un cambio di narrazione all’interno del programma è innegabile e che questo non sia stato graditissimo al pubblico anche, ma alla fin della fiera tutti i cambiamenti hanno bisogno di tempo per essere digeriti, accettati e apprezzati da chi sta a casa a godere di quel che passa la televisione.
Passare da urla e starnazzi a una minima di compostezza non è mica facile e soprattutto non è un risultato che ottieni in una singola stagione. Ma sono discretamente convinta che anche Pier Silvio Berlusconi se ne rendesse perfettamente conto e nonostante questo abbia azzardato. E continuerà a seguire la sua strada, tra l’altro. Il che onestamente, non lo vedo come uno psicodramma.
Ci vorrà un po’. Quello, si. Per “tempo” non intendo qualche mese, ma varie stagioni. Anche perché, è inutile negarlo, agli italiani vedere il peggio di chi possono osservare solo da lontano piace assai. Dubito che con la prossima messa in onda dello show finalmente si sarà trovata una quadra convincente e probabilmente faticherà anche in quella successiva, ma come dicono a Roma, “daje de punta daje de tacco”, un “nuovo vestito” per uno dei prodotti di Mediaset più longevi salterà fuori e sarà una specie di “giusto medio”, una via di mezzo tra i “pollai incontrollati” e l'”educato a tutti i costi”.
Isola: empatizzare e non compatire i personaggi
E va bene così; tutto questo enorme disappunto condito da delusione un tanto al chilo tra gli addetti ai lavori e oltre non mi trova d’accordo: perché mai dobbiamo accontentarci sempre e comunque di contenitori che vendono solo ed esclusivamente personaggi con cui con tutta probabilità, non condivideremmo manco un caffè in Autogrill?
Non essere condannati sempre e comunque alla stessa minestra non è detto che sia un male. Variare alla fine apre un po’ le vedute e forse gli spettatori inizieranno a voler vedere qualcuno da rispettare, qualcuno con il quale empatizzare positivamente e non da compatire.